FIAT 6614 V.A.M.





 Dati Kit
ModelloFIAT 6614   
Produttore, scala
  
Martelli's Factory, scala 1/35
  
 Cenni storici
SoggettoAM 21205
Forza, livreaVigilanza Aeronautica Militare
Luogo e periodoVillafranca - Isola Rizza/Bovolone (VR), Dicembre 1989
Cenni storici

Il FIAT 6614 era un veicolo trasporto truppe anfibio blindato 4x4, prodotto da una collaborazione tra FIAT e OTO Melara all'inizio degli anni '70. La FIAT forniva il motore e le componenti automobilistiche, mentre l'OTO Melara realizzava lo scafo e la torretta blindati. Lo scafo era di acciaio saldato con uno spessore uniforme di 8 mm. Il posto del pilota era provvisto di iposcopi che consentivano l'osservazione davanti e ai lati. Il motore e la trasmissione erano nella parte frontale destra del mezzo e i soldati trovavano posto nella parte posteriore, dotata di portellone. La Blindo era armata con una semplice torretta (abbattibile per facilitarne il trasporto strategico) ad azionamento manuale, dotata di mitragliatrice pesante da 12,7 mm. Il mezzo presentava una botola sul cielo e delle feritoie laterali e posteriori dotate di blindovetro con estrattore di fumi dal vano di combattimento che permettevano l'utilizzo in sicurezza dell'armamento personale della truppa. Su ciascun lato della torretta vi era un'installazione per tre lanciagranate nebbiogene azionate elettricamente.
Una particolare caratteristica che contraddistingueva questo mezzo era la sua capacità di agire come mezzo anfibio. La spinta in acqua veniva fornita dal movimento creato dalle ruote, mentre il galleggiamento avveniva grazie alla forma del mezzo e alle giunture per renderlo impermeabile.
Per quanto riguarda il mezzo che cercherò di riprodurre, i FIAT 6614 erano in dotazione ai Reparti VAM distaccati presso le basi dove esisteva la necessità di pronto intervento di una squadra di supporto appoggiata da un' arma di saturazione, per contrastare incursioni ostili. Ebbi occasione di salire sul mezzo durante una T.E. nel dicembre 1989 a Bovolone (VR), dove prestavo servizio come 1° Aviere VAM presso il 72° Gruppo IT. Il mezzo non era in dotazione alla mia base e, da quanto ho appreso grazie a una ricerca dell'amico Mauro "Uavpredator", il mezzo era stato probabilmente portato per l'occasione dal 3° Stormo di Villafranca.

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da kit stampato in 3D con autocostruzioni
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio
TempisticheLuglio-Ottobre 2021
Ambientazione
  
Su basetta autocostruita  
 Note
Un ringraziamento particolare a Marco Martelli, che mi ha voluto regalare questo kit di sua progettazione e produzione.
  
 Foto del soggetto originale




 W.I.P. - La costruzione del modello

Tenendo fede a quanto scritto nella stanza della modellazione 3D del forum Modellismo Più, è ora che anche io mostri la realizzazione di un modello progettato e stampato in 3D. Infatti abbiamo visto e stiamo vedendo grande fermento nella stanza voluta da Fabio D'Inzeo, ma fino ad ora si sono visti pochi modelli montati dopo la stampa e se non sbaglio, solo da parte di Marco "martelli62".
Allora provo io a far compagnia all'amico Marco con un FIAT 6614 in scala 1:35 (kit progettato e stampato proprio da lui) che mi ha voluto gentilmente omaggiare di una copia (grazie!!) per affiancarla al Nike Hercules per cui io ho progettato i pezzi aggiuntivi.

Ma passiamo finalmente alle foto del kit "made by Martelli's Factory".
Di seguito le foto del materiale inviatomi da Marco "martelli62".



Un paio di viste della parte inferiore ...


Le 4 ruote più quella di scorta superiore è il portellone posteriore ...















E qui partiamo sugli accessori che la mia ignoranza non mi permette di nominare correttamente, ma comunque riconosco le piastre della blindatura che va montata sulla torretta principale, la botola che chiude la postazione del pilota, le fanalerie di tipologie diverse, gli specchietti retrovisori esterni, gli anelli che vanno ai 4 lati, la catena dell'argano anteriore destro, e l'arma principale, che però credo non vada bene per l'esemplare AM che devo realizzare.


Le dimensioni del modello sono notevoli, almeno per le mie abitudini, considerato che l'AB-41 1:72 che ho realizzato per la campagna Cavalleria Italiana misurava 7 cm di lunghezza.















Trattandosi di una stampa 3D in resina, il primo passaggio necessario è la rimozione dei supporti di stampa, che sono i tralicci che sorreggono il pezzo alla fine della lunga fase di stampa.
In questa foto si notano quelli delle ruote, che, peraltro, a mio vedere hanno un'ottima qualità e dettaglio.















Una volta eliminati i supporti, che Marco ha opportunamente piazzato nella parte che poi non sarà visibile a modello finito, ho notato che una parte della resina non si era completamente fissata. Infatti, oltre ad apparire di un colore lattiginoso, era anche un po' appiccicosa.















Immagino che questo sia dovuto al fatto che la presenza di numerosi supporti non abbia consentito ai raggi UV di stabilizzare completamente la resina in quelle zone. Quindi ho deciso di lasciare gli oggetti che presentavano quella problematica per una giornata al sole, approfittando del cielo velato. La sera il materiale non era più appiccicoso e ho potuto pulire anche quelle parti. Queste le ruote al termine della pulizia.















Una cosa che non mi spiego è che, mentre la stampa delle ruote e degli accessori ha una qualità a mio vedere eccezionale, la stampa del mezzo presenta superfici non lisce, evidenziando quelli che potrebbero essere i layer di stampa.


Marco mi ha quindi spiegato (con grande pazienza) che le stampanti SLA di grande formato (come la Elegoo Saturn) mentre da una parte consentono di realizzare oggetti di grandi dimensioni (tre volte maggiori rispetto alla Eleg0o Mars) presentano problemi di settaggio molto più complessi.
Il processo di stampa avviene con la solidificazione di uno strato di resina a contatto con il fondo della vaschetta (FEP) che la contiene, quando viene proiettata un'immagine sullo schermo LCD a contatto con il FEP. Questo è una pellicola sottilissima (0,10 - 0,15 mm) di Teflon fortemente tesa; perciò a parità di spessore della pellicola più sono grandi le dimensioni della vaschetta più tende a deformarsi sotto l'azione dello strappo determinatosi dal distacco dello strato di resina solidificatosi dalla pellicola medesima. Inoltre sulla minore o maggiore solidificazione dello strato di resina intervengono la temperatura ambientale e la durata dell'esposizione dello schermo LCD; per quest'ultimo, in particolare con i nuovi schermi 4k monocromatici che usa il Saturn, i tempi di stampa si sono molto ridotti, ma questo aspetto mentre da una parte è certamente un aspetto positivo, dall'altra comporta di tarare i settaggi dei tempi di stampa di ogni piano in frazioni di secondo.
Pertanto mentre gli oggetti piccoli pieni variano poco in altezza piano dopo piano, gli oggetti grandi cavi invece variano sensibilmente, specialmente quando si realizzano ampie superfici orizzontali per la chiusura dei volumi; per cui si deve progettare l'oggetto con pareti spesse in maniera opportuna e creare supporti interni per le superfici di chiusura o copertura. Con l'esperienza si migliora il progetto facendo sempre più prove ed oggi i problemi che si vedono in questo kit in gran parte si sono eliminati:
  • con un nuovo firmware della Elegoo che ha risolto il difetto dell'evidenza dei layer di stampa,
  • con un nuovo sistema di lavaggio con alcool dei pezzi stampati molto più energico,
  • con nuove resine più performanti,
  • con un progetto più attento dei supporti di stampa e dei tempi di stampa.
Ringrazianto Marco per le spiegazioni esaustive, ora si rende necessario un lungo lavoro di levigatura e pulizia, stando attento a non rovinare dettagli che invece devono essere salvati. Trattandosi di resina, ovviamente faccio tutto con carta bagnata, per non respirare la polvere di lavorazione. Ecco il pezzo asciutto dopo una sessione di levigatura, per rendersi conto della finezza e volatilità della polvere.















Devo ammettere che la fase di levigatura è stata un vero calvario, perché questa resina ha una strana consistenza che non la rende facilmente lavorabile con la carta abrasiva. Quindi ho cambiato metodo e ho iniziato a "raschiare" le superfici con un pezzo di lama del cutter. Questo sistema mi ha anche consentito una maggiore precisione nella lavorazione e ne ho approfittato sia per salvaguardare i dettagli, sia per evidenziare quelli meno marcati. Insomma ... me lo sono dovuto guadagnare.
Qui alcune foto del modello in una fase intermedia di primerizzazione e levigatura.



Nelle immagini seguenti, le foto della fase immediatamente successiva, in cui ho aggiunto gli accessori che Marco mi ha fornito a parte. Tra questi, il portellone posteriore, gli specchietti retrovisori esterni, la fanaleria, gli indicatori di direzione, la botola di chiusura della postazione dell'autista, le piastre di protezione della postazione superiore, i quattro ganci sugli angoli e la sorta di argano con la catena presente nella parte anteriore destra (e scusate l'ignoranza nell'elencare i vari accessori, tipica dell'aeroplanaro). Si nota invece che ho dovuto autocostruire la maniglia che sta sopra all'indicatore di direzione sinistro e la copertura di quello che immagino sia un avvisatore acustico.



Dato che aeroplanaro sono e tale resto, la procedura standard prevede il preshading e queste sono le foto dove si vede come lo ho interpretato con questo mezzo.



Devo dire la verità che, vedere questo modellone (viste le mie abitudini da 72ista) prendere colore, mi ha dato una certa soddisfazione.



E di seguito il veicolo unto e bisunto dopo il lavaggio a olio.



I passaggi conclusivi per finalizzare il mezzo sono stati il trasparente opaco dato ad aerografo, con una punta di verde e bianco per amalgamare il tutto. Questo ha contribuito a schiarire la livrea, portandola a una tonalità molto più rispondente alle foto dei mezzi reali in servizio. Poi il drybrush (o lumeggiatura) mi ha consentito di evidenziare gli spigoli del mezzo e dargli maggiore realismo e profondità. Per dare un maggiore realismo agli iposcopi e ai blindovetri ho creato una miscela di Future e china nera, che ha scurito l'azzurro delle decal e ha contribuito a creare un effetto vetro.
Infine ho preparato una basetta semplicissima, creata con un pezzo di plexiglass su cui o attaccato una stampa su carta adesiva di una porzione di sedime aeroportuale.
Rispetto alle foto precedenti, scattate con il cellulare, le prossime (finali) sono state fatte con la reflex, il cui bilanciamento del bianco rende molto meglio i colori del modello.





Non mi resta che ringraziare nuovamente l'amico Marco Martelli per avermi dato, con il suo progetto 3D e la successiva stampa di questo kit, l'opportunità di realizzare un mezzo su cui ho avuto occasione di salire durante il mio servizio di leva nell'Aeronautica Militare.


© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino

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