Ju-52/3M - Die alte Tante der Lufthansa



 Dati Kit
ModelloJunkers Ju-52/3M   
Produttore, scala
  
Italeri, scala 1/72
  
 Cenni storici
SoggettoD-AQUI 
LivreaLufthansa
Luogo e periodoAeroporto Berlin Tempelhof, 2016
Cenni storici
Nell'ormai lontano 2016, stavo viaggiando in aereo verso Francoforte e sfogliavo distrattamente la rivista che avevo preso dallo schienale del sedile davanti al mio. Arrivato nelle ultime pagine, dove la compagnia aerea tedesca presenta sé stessa e la propria flotta in servizio attivo, mi saltò all'occhio un disegnino in fondo alla pagina.

Guardando meglio, mi resi conto che era veramente uno (o meglio "una") Junkers 52, velivolo che volò per la prima volta nel 1930 !!

Girai la pagina e trovai la conferma con tanto di dati che mostravano i suoi 16 posti a sedere rispetto ai 509 del suo "collega" Airbus A380.



Oltre a fotografare le due pagine della rivista per futura memoria, andai presto a cercare informazioni su questo velivolo e scoprii che si trattava di un esemplare prodotto nel 1936 e quindi un arzilla ottantenne!


Il velivolo era di proprietà della Deutsche Lufthansa Berlin Foundation, che ne curava la manutenzione e lo utilizzava regolarmente per voli turistici.

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da kit con aggiunta di dettagli
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio
TempisticheDicembre 2023 - 
Ambientazione
  
Su basetta autocostruita  

 Note
Il modello partecipa alla campagna "Germanie" 2024 di Modellismo Più.

 Foto del soggetto originale



 W.I.P. - La costruzione del modello

Il kit che utilizzerò è il vecchio Italeri n.150, commercializzato dalla casa di Calderara nel 1986 con le decal dedicate proprio a questo "moderno civile". Lo stampo però fu prodotto nel 1977 dall'allora ITALAEREI e quindi è un bel vintage di 46 anni fa. Non vedo l'ora di metterci le mani per scoprire come si monta.




Partendo dagli interni, le stampate del kit offrono diverse soluzioni, tra configurazioni civili e militari. Quindi si tratta di controllare le foto del soggetto da riprodurre per scegliere l'allestimento interno, le aperture e i vetri corretti. Nel caso del nostro D-AQUI, l'allestimento prevede 12 posti a sedere, più 2 per gli assistenti e 2 per i piloti. 
Di seguito un paio di foto degli interni, prese dalla rivista ufficiale Lufthansa.


Rispetto a quanto fornito dal kit, ho dovuto aggiungere un oblò sulla fiancata destra, le cinture di tutti i posti a sedere, alcune manette e gadget sulla consolle centrale della cabina e sui volantini dei piloti e una decal con la strumentazione frontale, che manca completamente nel kit, ma certamente sarebbe diversa rispetto a quella originaria dello Junkers 52.
 



Anche se, una volta chiusa la fusoliera, non si vedrà quasi nulla degli interni, la mia intenzione è di lasciare aperta la porta di accesso sulla sinistra e quindi spero che tutto il lavoro di dettaglio non sia inutile. Una cosa sicura è che dall'esterno si vedranno le tendine e quindi ho pensato di riprodurre anche quelle. Il materiale che preferisco in questi casi è la stagnola dei tappi di spumante, di cui ho fatto scorta in questo periodo festivo. Per sagomarla ho utilizzato una punta facendo pressione sul tappetino da taglio. Alla fine del lavoro, il dettaglio mi sembra sufficiente per la scala 1:72.


Ecco il risultato dopo aver addobbato gli interni con le tendine, fissate con la colla vinilica.


Ho provato anche a chiudere la fusoliera per una prima impressione e sembra che non ci siano problemi di incastro e nemmeno la necessità di stucco.


Dopo la lunga fase di mascheratura dei finestrini laterali e dell'abitacolo, è giunta l'ora di fare un po' di prove a secco, perché non è che il montaggio sia propriamente perfetto. Infatti, è necessario aggiustare un pochino la copertura rispetto alle fiancate, per ottenere un incastro incollabile. Poi bisogna fare attenzione a come combacia il pezzo trasparente della cabina con il resto. Credo che dovrò colmare un gap per eliminare uno spazio fastidioso di circa 1mm.


Come avevo previsto, per fare in modo che il trasparente della cabina di pilotaggio combaci correttamente con la fusoliera e la copertura, ho dovuto avanzare quest'ultima di quasi 1 mm. Quindi ho dovuto aggiungere nella parte posteriore una fettina di plastica. Per l'incollaggio, ho pensato che fosse il caso di bloccare per bene le varie parti, in modo da non avere sorprese di disallineamenti quando sarà tardi.


Anche nel montaggio delle ali bisogna avere l'accortezza di fare delle prove a secco, perché uno studio preventio dell'accoppiamento con la fusoliera fa risparmiare scomode stuccature. Questo a maggior ragione quando si sa che poi la finitura metallica evidenzierà ogni minimo difetto.
Limando la plastica delle radici delle ali nei punti opportuni, si riesce a ottenere un incastro ottimale in modo da non lasciare fessure.
La cosa assurda è che mi sono accorto di un problema solo dalle foto: la protuberanza presente sul tetto del vano passeggeri non esisteva nel soggetto civile; quindi dovrò asportarla ad aereo montato e ricostruire la copertura ondulata. Sarebbe stato molto meglio accorgersene prima.




La plastica utilizzata da Italeri per questo kit è la mia preferita, perché ha il giusto compromesso tra lavorabilità, elasticità e resistenza. Questo mi ha consentito di asportare l'accessorio indesiderato sul tetto e di ricostruire abbastanza facilmente la superficie ondulata, addirittura senza dover ricorrere a stucco.

Successivamente ho attinto alla banca dei pezzi per riprodurre altri accessori e antenne presenti nell'aereo civile. Mancano ancora antenne più delicate, che aggiungerò alla fine.







Appena finito di "metallizare" il velivolo, mi sono clamorosamente dimenticato di fare le foto delle quattro viste. Non che ci fosse tanto da vedere, ma è una questione di abitudine e modus operandi.

Il fatto è che non vedevo l'ora di affrontare quelle che consideravo delle mascherature problematiche per aerografare le parti nere. Infatti, il problema è dato dalla superficie ondulata delle ali, per cui ero già rassegnato ad avere infiltrazioni di nero nelle parti dove non dovrebbe esserci. Ma mi sono smentito da solo, perché, una volta applicato il nastro con l'accuratezza di farlo aderire bene ai recessi con una punta, il risultato è venuto ottimo al primo colpo, incredibilmente senza una sbavatura.




L'applicazione delle decal è un po' problematica, perché hanno un film di supporto molto fine e nel contempo resistente, ma decisamente opaco. Ho provato ad applicare una delle decal che non utilizzerò, anche per controllare che non si disintegrino, vista l'età, e il film si nota, forse anche a causa del fondo metallico.

Quindi, con tanta pazienza, mi sono ritagliato tutta la grafica. Qui una foto a metà dell'opera, prima di ritagliare con il bisturi anche gli interni delle lettere. A fine lavoro mi era passata la voglia di fare foto.
Anche l'applicazione vera e propria delle decal non è priva di problemi.

Innanzitutto ho scoperto che il disegnatore della grafica ha commesso l'errore più banale di duplicare il logo di Lufthansa in deriva senza specchiarlo e questo comporta che sulla destra della deriva si avrebbe la gru del logo che vola al contrario. Dopo una serie di imprecazioni in teutonico antico, ho deciso di provare la via più semplice e quindi no semplicemente incollato la decal rovescia, aiutandone l'adesione con l'ammorbidente. Sembra funzionare.

Il resto non è stata proprio una passeggiata, perché posizionare correttamente delle decal relativamente grandi e farle aderire alla superficie ondulata è abbastanza difficile.
Dopo diverse rotture, nel senso che le decal si spezzavano con grande facilità e frequenza, il risultato è questo. Ora dovrò fare diverse sessioni di ammorbidente per vedere se riesco a farle aderire bene alla superficie.



Normalmente, si impiega l'ammorbidente (o softener che dir si voglia) per far aderire le decal alle superfici movimentate. Ho visto amici "modellare" in questo modo le decal su parti molto complesse, come se fossero di gomma. Beh, questa tecnica con me non funziona proprio, perché con il secondo modello di fila (il primo è il Kenworth) il mio ammorbidente (Tamiya Mark Fit Strong, destinato alla discarica) invece che "ammorbidire" e stendere le decal adattandole alla superficie, le secca.
Qui la foto dopo che mi sono reso conto che le decal non aderivano alla superficie ondulata e ho provato a esercitare pressione con un dito, erano così secche e tese che si sono distrutte.
Ora, ovvero quando avrò finito le imprecazioni in teutonico antico, non mi resta che riprendere le scritte con un pennellino e vedere il risultato, perché non ho tanta voglia di ripartire daccapo sverniciando le ali.



Ma il mio calvario modellistico con la vecchia "Zia Ju" non finisce qui.
Intanto che lavoro per risolvere in qualche modo il problema delle decal distrutte, ho deciso di mettere mano alle eliche. Solo al momento di dettagliare l'albero, mi rendo conto che il soggetto che voglio riprodurre io nell'ultimo anno in cui ha volato (nel 2016) aveva dei motori diversi, con eliche a 3 pale (immagine sopra a sinistra), anziché a 2 pale (immagine sotto a destra).
Non mi resta che piangere (cit.)






Ho deciso che il modo più pratico per risolvere il problema delle pale fosse ricorrere alla modellazione e alla stampa 3D. Sono partito dal modello di un'elica tripala disponibile gratuitamente in rete, dimensionandolo correttamente e aggiungendo tutti i dettagli in base alle foto del mio Ju-52/3M. Già che c'ero, ho approfittato della modellazione anche per riprodurre gli scarichi dei due motori alari, che, a differenza delle versioni precedenti, fuoriescono dalla parte superiore della naca.


Nella foto a sinistra il risultato della stampa 3D effettuata dall'amico Enrico63, che con le corrette impostazioni è riuscito a riprodurre tutti i minimi dettagli del modello 3D. Nella foto a destra il risultato delle eliche, dove in primo piano si nota la differenza dell'elica dopo il lavaggio a olio, rispetto a quella ancora senza lavaggio.






© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino