Nike Hercules (MIM-14)



 Dati Kit
ModelloMIM-14 Nike Hercules   
Produttore, scala
  
Freedom Model Kits, scala 1/35
  
 Cenni storici
SoggettoMissile su rampa di lancio
Forza, livrea1a Aerobrigata, 72° Gruppo I.T., Aeronautica Militare Italiana
Luogo e periodoIsola Rizza/Bovolone (VR), Dicembre 1989
Cenni storici

La storia del S.A.M. NIKE Ajax e Hercules

Il sistema missilistico superficie-aria (Surface-to-Air Missile – S.A.M.) NIKE, dal nome della dea greca della vittoria, ebbe origine dai programmi di contraerea missilistica americana iniziati nell’ultima fase della Seconda guerra mondiale. Il concetto di missile superficie-aria guidato da terra, dotato di una potente testata esplosiva ed elevate prestazioni di volo per colpire le formazioni nemiche a sufficiente lontananza dai loro obiettivi, nasceva dalla necessità di risparmiare il notevole numero di piloti di ogni nazionalità sacrificatisi nel tentativo di fermare le formazioni di bombardieri nemici. Il sistema, basato su studi fatti dai Tedeschi, era innovativo proprio perché inteso ad abbattere un’intera formazione di aerei grazie ai frammenti dell’esplosione ravvicinata, anziché colpendo un singolo velivolo per volta.

Nel 1948 nacque così il sistema missilistico NIKE, basato inizialmente sul missile Ajax (MIM-3) realizzato dalla Douglas, che divenne operativo nel 1951 ed entrò in servizio con l’US Army nel 1953 a difesa delle principali città americane. Del Nike Ajax si costruirono 13.714 esemplari, in servizio anche nelle forze armate di Francia, Germania Occidentale, Olanda, Norvegia, Danimarca, Giappone, Italia e Turchia per un totale di 150 batterie.

Già prima del raggiungimento dell’operatività dell’Ajax, ci si rese conto che il sistema d’arma era troppo costoso, totalmente fisso e poco prestazionale per ingaggiare velivoli ipersonici, oltre che privo di testate nucleari. Nel 1953 la Western Electric progettò il missile Hercules (MIM-14) in modo tale da sfruttare sia le infrastrutture che i calcolatori del predecessore. I primi lanci ebbero luogo già nel 1955, ma raggiunse la piena operatività nel 1957, quando adottò i nuovi booster a propellente solido. Nel 1958 esso entrò in servizio, rimpiazzando l'Ajax per le basi a difesa di New York, Chicago e Washington D.C. Il Nike-Hercules entrò in servizio in quasi tutti i paesi Europei appartenenti alla Nato, in Giappone, Corea del Sud e Taiwan. In tutto ne furono prodotti oltre 25.000 e durante la sua carriera operativa il Nike Hercules ricevette continui aggiornamenti riguardanti la componente elettronica, la manovrabilità e la resistenza alle contromisure elettroniche, modifiche che gli consentirono una lunga vita operativa.



La tecnica del Nike Hercules

L’Hercules era un missile teleguidato impiegato principalmente nella intercettazione di velivoli singoli o in formazione (Surface-to-Air, SA), ma poteva essere diretto anche contro obiettivi di superficie (Surface-to-Surface, SS) e contro i missili balistici (Anti-Ballistic Missile, ABM). Il missile veniva guidato sul bersaglio da un complesso di attrezzature a terra che si trovavano nell'Area Controllo e seguiva una traiettoria calcolata dal computer sulla base dei dati di volo del bersaglio forniti dal radar TTR. Dopo il lancio, il missile riceveva gli ordini di guida elaborati dal computer tramite il radar MTR dirigendosi verso il punto di scoppio calcolato (Predicted Kill Point, PKP). Durante il volo, la traiettoria del missile poteva essere corretta per compensare le eventuali manovre del bersaglio. In un determinato istante il missile, prima di raggiungere il PKP, riceveva dal computer, sempre tramite l'MTR, l'ordine di esplosione. L’Hercules era un missile bi-stadio, composto da un booster (1° stadio) e dal corpo del missile vero e proprio (2° stadio). Il booster dopo alcuni secondi di volo dal lancio esauriva la spinta, provocava l’accensione del secondo stadio e si separava dal missile ricadendo al suolo. Il secondo stadio, guidato attraverso l’MTR, continuava a seguire la traiettoria verso il PKP spinto dal proprio propulsore.

Di seguito il funzionamento del sistema Nike Hercules


























I numeri del Nike Hercules


Il missile aveva una lunghezza di 12,65m (8,4m senza booster), una larghezza di 3,5m (1,88m senza booster), un peso di 4.845Kg. La gittata era di 160Km, con tangenza di 30Km e velocità massima Mach 3,5 circa.

Nelle foto seguenti il 1° e 2° stadio del missile Nike Hercules MIM-14


Le basi operative del Nike Hercules

Il sistema d'arma era disposto in tre aree separate: area Controllo, area Lancio e Assembly (fisicamente posto in area lancio).
L’area Controllo, denominata anche RCDC (Radar Course Directing Central) o IFC (Integrated Fire Control), era il centro di comando e controllo del Sistema Nike. Lo scopo era scoprire, identificare e inseguire obiettivi volanti e guidare il missile all’intercettazione e alla distruzione degli obiettivi ostili. L’attività era integrata con la catena di difesa aerea, ma l’unità poteva operare anche in modo autonomo. Il Controllo era in grado di scoprire un bersaglio fino a 225 km con il radar di acquisizione LOPAR (Low Power Acquisition Radar) e di inseguire i bersagli fino a 180 km attraverso il radar TTR (Target Tracking Radar). Il radar di acquisizione era dotato di dispositivi AJD (Anti Jamming Devices) che gli permettevano di operare in ambiente disturbato elettronicamente. Il sistema era in grado di portare a termine missioni superficie-aria e superficie-superficie. La comunicazione tra area di Controllo e di Lancio era assicurata dalle antenne radio delle linee Technical e Command e via filo con un cavo interrato e protetto.
L’area Lancio doveva trovarsi a una distanza minima di 1Km dal Controllo, a causa delle limitazioni angolari del sistema di inseguimento in elevazione del radar MTR, ma posta in modo che esistesse una linea di vista tra l’antenna del radar MTR in area Controllo e il simulatore di volo e di bersaglio in area Lancio oltre a una linea di vista tra l’MTR e ciascun missile eretto in area Lancio. Le basi dei Gruppi I.T. italiane erano costituite da tre sezioni di lancio, ognuna delle quali dotata di tre lanciatori. Le sezioni di lancio italiane erano denominate A, B e C, avevano forma rettangolare ed erano costituite da un hangar per la custodia dei missili, da un piazzale scoperto dove sono disposte tre rampe di lancio e da un terrapieno di protezione. Nel terrapieno, su uno dei lati lunghi del piazzale, si apriva l’ingresso del bunker.
Nell’area di Lancio erano presenti anche l’Assembly e le aree di servizio per il montaggio, le prove, il rifornimento e l’immagazzinamento dei missili. Le distanze minima di sicurezza tra l’area d lancio e l’assembly erano determinate dalle norme sulla gestione degli esplosivi e variavano in funzione della quantità e tipo degli esplosivi presenti.
Sul sito “Guardiano silenzioso” (http://www.nikemissile.altervista.org/nike.html) e Circolo del 72° (http://www.quellidel72.it/sistema/sistema/nike_1.htm) sono disponibili informazioni dettagliate, immagini e manuali.

Nella foto la disposizione dell'area di Lancio del 72° Gruppo IT a Bovolone (VR)





































Il Nike Hercules in Italia


L'Hercules era l'arma antiaerea di maggiore potenza e peso dell'US Army e della NATO, ma anche l'unica con testata nucleare (opzionale). La potenzialità nucleare comportava che il livello di segretezza sull’arma fosse elevatissimo, tanto che accadeva che persino in uno stesso sito di lancio, i tecnici addetti ai vari sottosistemi fossero praticamente isolati rispetto al lavoro degli altri operatori e non conoscessero i particolari e le mansioni che i loro compagni svolgevano.
Nel 1959 fu costituita a Padova la 1ª Brigata Aerea Intercettori Teleguidati (IT), designata per l'impiego in Italia del sistema missilistico Nike. Nel periodo di massima espansione (1968-1977) l’Aerobrigata contava un organico di 3 Stormi IT, ciascuno comprendente quattro Gruppi, per un totale di dodici Gruppi schierati a difesa del settore Nord/Nord-Est del Paese, dove verosimilmente sarebbe stato sferrato un ipotetico attacco da parte delle forze del Patto di Varsavia. Infatti, piani militari segreti del Patto di Varsavia resi pubblici nel 2005, prevedevano un attacco all'Italia attraverso la neutrale Austria con un bombardamento nucleare preventivo sulle città di Vienna, Monaco di Baviera, Innsbruck, Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Ghedi e Piacenza. Le truppe russe-ungheresi consistenti in 7 divisioni motorizzate, 3 divisioni corazzate, 38 lanciamissili, 214 aerei da combattimento, 121 caccia, 24 aerei da ricognizione e 25 bombardieri con armi atomiche prevedevano di occupare il Nord Italia, attraverso le linee di penetrazione di Tarvisio e della Val Camonica, raggiungendo Brescia e Bologna in 13 giorni di combattimenti attestandosi poi saldamente sull'Appennino tosco-emiliano.
Nella pagina di Wikipedia dedicata al Nike è disponibile l’elenco con la disposizione dei Gruppi IT italiani. (https://it.wikipedia.org/wiki/MIM-14_Nike_Hercules)


I V.A.M. nelle basi missilistiche

Il servizio Vigilanza Aeronautica Militare nacque nel 1949. Mentre per i primi anni ogni reparto dell'AM provvedeva autonomamente alla propria sicurezza, il 12/09/1958 venne istituita la categoria VAM quale corpo specializzato nella vigilanza di tutte le installazioni aeronautiche, nella scorta e nell'espletamento dei servizi d'onore e rappresentanza. Contemporaneamente venne istituita la Scuola Centrale VAM di Viterbo dove i coscritti trascorrevano un secondo mese di addestramento specialistico, dopo il primo mese di servizio (nel mio caso a Macerata). La VAM venne soppressa il 01/01/2005 in seguito alla sospensione del servizio di leva obbligatorio.
Per quanto riguarda la vigilanza nelle basi missilistiche, posso parlare solo della mia esperienza personale a cavallo tra il 1989 e il 1990, quando, dopo l’addestramento a Macerata e a Viterbo, fui assegnato al 72° Gruppo IT di Bovolone (VR). I turni dei VAM erano fissi e prevedevano 72 ore in base e 24 libere. I tre giorni in base erano suddivisi in 1 giorno di guardia, 1 giorno di reperibilità operativa in base e 1 giorno di guardia. Ogni guardia consisteva in 24 ore continuate con turni di 2 ore di guardia e 4 di riposo. La sicurezza era tenuta in grande considerazione e si montava con AR SC-70, 4 caricatori, casco indossato e maschera NBC (non indossata, ovviamente).

La cartolina per gli auguri di Natale del 1989

























Le 4 patch che erano sulla mia divisa negli ultimi mesi, oltre allo scudetto italiano e ai gradi di 1° Aviere VAM. 




 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da kit con aggiunta di accessori progettati e stampati in 3D
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio
Tempistichedicembre 2022 - febbraio 2023
Ambientazione
  
Basetta realizzata sulla base di foto della pavimentazione reale.  
 Note
Ha partecipato alla campagna M+ "100 anni dell'Aeronautica Militare Italiana"  2023

 Foto del soggetto originale




 W.I.P. - La costruzione del modello

Partendo con la presentazione del kit, si tratta del Freedom Model Kits 15106 in 1:35, prodotto nel 2019. Chiedo scusa per la foto con la scatola ruotata, ma è parecchio grande.




Da un primo esame, la qualità delle 4 stampate di colore verde scuro sembra tutto sommato buona, con un dettaglio adeguato, pezzi puliti e una plastica di consistenza adeguata alla lavorazione.

Le decal sembrano di buona qualità, ma utilizzerò quelle autoprodotte, sulla base del mio walkaround a Volandia e delle foto d'epoca reperite in rete.


Anche il libretto istruzioni sembra di buona qualità e abbastanza chiaro.



Questo kit però ha un grosso difetto, almeno a mio vedere, perché non consente di realizzare un sistema Nike Hercules operativo. Infatti da un rapidissimo esame di qualsiasi foto si nota subito la mancanza di una notevole quantità di "accessori", senza i quali il sistema missilistico risulta incompleto.



Nella fattispecie, tutte le installazioni (quanto meno quelle italiane) avevano una parte che stava sotto al missile quando era in posizione eretta per il lancio, oltre a una serie di martinetti per la struttura.


Quindi, per completare il modello dovrò ricorrere a un set di aftermarket che mi sono autoprogettato in 3D e che è stato satmpato grazie al gruppo di stampa di M+. Tutto il processo di progettazione è raccontato in QUESTO TOPIC.
Nella foto seguente si vedono in verde i pezzi aggiuntivi.


Mettendo mano al primo stadio (o Rocket Motor Custer), il montaggio risulta un po' articolato, ma nulla di troppo complesso. Prima si montano la parte superiore di raccordo con il corpo del secondo stadio e poi quella inferiore degli scarichi dei booster. Questi ultimi poi vengono coperti con quattro piastre che vanno raccordate con attenzione. Bisogna fare attenzione alle istruzioni, che indicano come montare i pezzi in base a quella indicata come parte superiore del sistema nel suo complesso.


Non ne comprendo il motivo, ma le quattro pinne posteriori sono composte ciascuna di 2 pezzi, perché è stato in pratica tralasciato un pezzo del raccordo. Questo obbliga a stuccare quella parte, perché altrimenti resta un solco ben visibile, che non  ha motivo di esistere. Anche il raccordo tra il cofano che copre i booster e i booster stessi va stuccato, perché nei quattro cilindri è stata ricavata una sede che sull'originale chiaramente non esiste.


Il corpo centrale del secondo stadio (o Missile Body) va montato anch'esso con attenzione in base al posizionamento dei pezzi, anche se sinceramente non ho trovato differenze.

Il problema è che la parte di unione tra i due semi-gusci risulta molto visibile e quindi è il caso di stuccarla con attenzione, per non scoprire dopo che non è liscia come dovrebbe essere.

La conseguenza è che con la carteggiatura si perde un po' di dettaglio, che va ricostruito.
Una volta incollate le 8 "pinne" (4 Main Fin e 4 Forward Fin) è necessario stuccare abbondantemente soprattutto quelle anteriori, perché il sistema di raccordo è a dir poco indegno e sembra pensato per un giocattolo da montare a pressione.


Il montaggio della trave principale di erezione per il lancio (Launching Erecting Beam) non è complesso, ma necessita di un po' di attenzione per l'allineamento, tanto che consiglierei di togliere i riscontri per poter giocare meglio con il posizionamento. Una volta fissato, prevedo già del lavoro per la rettifica/levigatura.


Stesso discorso anche per la trave di posizionamento del missile sulla trave mobile di erezione. Piccola nota sulle istruzioni, dove sono stati invertiti i numeri dei pezzi A01 e A06, come si vede nella foto di sinistra.


Una volta incollate le due semi-trave, ci si rende conto che la forma che prendono non è propriamente realistica, con gli spigoli che sporgono fino a dare una forma a "U" alla superficie. Quindi è necessario un lavoro di rettifica, a cui chiaramente seguiranno anche stuccatura e levigatura.


Questo è un kit abbastanza anomalo per la mia produzione, perché io sono abituato per lo più a pochi pezzi ben definiti (fusoliera, ali, deriva, ecc.), mentre in questo caso si tratta di guadagnarsi dalle stampate una lunga serie di travi, giunti, snodi che poi andranno assemblati per comporre la complessa struttura della piattaforma di lancio. Il problema è che la scomposizione e la relativamente bassa qualità delle stampe fanno sì che, una volta montati, i singoli pezzi necessitino di una certa lavorazione, prima per rettificarli, poi per stuccarli e infine per lisciarli. Qui di seguito una raccolta di esempio.


Il kit Freedom Model Kits presenta dei problemi abbastanza importanti per riprodurre un esemplare operativo. Uno di questi riguarda i piedestalli su cui tutta la struttura poggia sul terreno. Come si vede dalla foto a sinistra, nel kit sono stati riprodotti sei piedestalli fissi, tutti sui longheroni esterni. Al contrario, negli esemplari operativi i piedestalli sono dei martinetti, due dei quali sono in posizioni corrispondenti a quelli del kit, mentre la terza coppia è sugli estremi di due travi aggiuntive poste in diagonale (foto a destra).


Quindi mi aspetta un lavoro un po' delicato per asportare i piedestalli originali del kit (senza rovinare le travi), che poi andranno sostituiti con le riproduzioni in stampa 3D dei martinetti.

Visto che, una volta tolti i piedestalli originali del kit, dovrò iniziare a confrontarmi con quelli nuovi progettati e stampati in 3D, ho iniziato a liberare tutte le stampe in resina dai supporti.
Poi si vedrà se il progetto 3D si adatterà o no al kit originale.


Il lavoro è stato abbastanza lungo e tempestoso, ma soddisfacente, perché la resina è sufficientemente elastica per fare sì che possa essere maneggiata senza grossi problemi di spezzare i finissimi dettagli. Impressionante la finezza dei due elementi di fissaggio della grande piastra alla trave della rampa. Ho avuto un problema con i fori delle sei basi dei martinetti, perché, nonostante il lieve sovradimensionamento, risultavano ancora troppo piccoli per i perni e quindi li ho dovuti allargare con una punta da trapano. Da considerare per una revisione del progetto 3D.
Sono rimasto particolarmente stupito della finezza di dettaglio, perché perfino i forellini sulle aste verticali dei martinetti sono puliti e ottimamente definiti e puliti (vedi foto a destra). Un paio di pezzi invece hanno risentito del problema che aveva la stampante di M+, ma nulla di insormontabile.


Il kit consente di fare la rampa di lancio mobile, nel senso che tutta la struttura è realizzata in modo che, una volta finito, il missile possa essere posizionato orizzontale a riposo, verticale in posizione di lancio o in posizioni intermedie. Ovviamente sarebbe più semplice decidere a priori in che posizione realizzarlo e togliersi il pensiero, ma siccome non so ancora dove gli troverò posto, ho deciso di lasciarmi aperte le diverse possibilità di ingombro in orizzontale e/o verticale.
Certo è che, un po' per le diverse lavorazioni dei pezzi e lo stucco utilizzato, un po' perché non mi fido ciecamente delle istruzioni, un po' perché alcuni pezzi non mi sembrano perfettamente riusciti, questo kit necessita di parecchie prove a secco prima di prendere coraggio e incollare i pezzi della rampa di lancio. Questo non solo per capire bene come e dove vanno installati i componenti, ma anche per farsi una scaletta delle operazioni di assemblaggio, che non sono banali.


Queste sotto, ad esempio, sono le prove di montaggio a secco delle leve che servono ad alzare la grande trave principale della rampa di lancio. Per verificare che fossero in squadra, ho utilizzato degli elastici. In questo caso bisogna fare attenzione ad assemblare la coppia di bracci ad "H" nel verso corretto, altrimenti il blocco non farebbe arrivare la trave in posizione verticale.


Fra le varie prove a secco, è importante verificare che funzioni bene il movimento della trave principale posizionata al centro del meccanismo. Nelle foto seguenti è nella posizione orizzontale, che consideriamo a riposo.


Nelle foto seguenti la trave è in una posizione intermedia.


Il kit consente infatti di posizionare la trave in due posizioni intermedie, grazie a due semplici perni in plastica posizionati sui due lati della trave, che ruotando trovano degli incavi ricavati nei supporti delle travi orizzontali fisse della rampa (evidenziati nella foto a destra). Dato che gli incavi erano solo accennati e non venivano quasi riconosciuti dalla trave, ho deciso di "ravvivarli" con una punta da 1,4mm (foto a sinistra, trave in basso) e questo fa sì che la trave ora si muova in modo un po' più corretto nelle diverse posizioni.


Altro elemento che richiede attenzione è il raccordo tra i bracci della struttura di erezione e la trave principale. In questo caso, i perni che vanno inseriti negli incavi della trave sono decisamente sottodimensionati per il peso della trave di erezione, di quella di lancio e del missile. Quindi non credo proprio che resterebbero in sede nel momento in cui fosse caricato l'intero peso. Come si vede dalla foto sotto a sinistra, ho iniziato la modifica con la creazione di un foro passante nella trave principale di erezione. Poi ho inserito un perno in metallo e ho praticato dei fori nei bracci, in modo da dare loro maggiore superficie di tenuta del peso. Ora il tutto sembra molto più solido.


È ora di iniziare a capire come si accoppiano la trave principale di erezione (nome che mi sono inventato io per identificare la grande trave centrale che viene eretta dalla struttura mobile della rampa di lancio) e la trave li lancio vera e propria, su cui è fissato il missile. Infatti questi due componenti sono accoppiati per mezzo di 2 rotaie (su cui scorre lateralmente la trave di lancio con il missile) e 2 blocchi di arresto (che fanno sì che la trave di lancio resti solidale con la trave di erezione quando in posizione verticale). Nella foto sotto a sinistra si vedono le due rotaie che sporgono lateralmente dalla trave di erezione e i blocchi che si trovano alle estremità della sezione lineare.
Seguendo le istruzioni, si è portati a incollare alla trave di lancio (quella sopra) gli elementi di scorrimento delle rotaie. Purtroppo, questo fa sì che i 4 elementi di accoppiamento non combacino, trovandosi con le rotaie fuori sede. Quindi non mi resta che scollare gli elementi di accoppiamento dalla trave di lancio e riposizionarli in modo corretto. Chi si dovesse cimentare in futuro con questo kit è avvisato.


Ecco alcune foto delle ennesime prove a secco di montaggio della struttura della rampa di lancio.


Di seguito le prove di primerizzazione con grigio per capire se servissero ancora stuccature (e ovviamente servivano).
Poi un inizio di preshading sugli elementi della struttura, che comunque non è ancora incollata.


È arrivato il momento di prendere coraggio e di iniziare a incollare gli elementi della struttura di lancio. Parlo di coraggio, perché la qualità del kit rende abbastanza incerto il risultato finale, come si può notare dai diversi accorgimenti che ho dovuto prendere per l'incollaggio, tra cui elastici per tenere il tutto in posizione e morsetti per fare sì che le rotaie della trave di erezione coincidano con quelle della struttura, cosa tutt'altro che scontata. Spero che una volta asciugata la colla e fissati i componenti gli allineamenti restino quelli che si vedono, altrimenti saranno dolori. In queste foto si nota anche che ho iniziato a dare del verde XF-67, più che altro perché ne avevo bisogno psicologicamente.


Ho completato il montaggio della struttura e dei dettagli della rampa, inclusi gli accessori 3D progettati da me. Fortunatamente (o meritatamente), le misure tornano e i vari accessori si sono adattati ai pezzi del kit e qui sotto si vede il risultato. Non posso dire che sia stato facile montare il tutto, ma alla fine il tutto mi sembra più che soddisfacente. Qui è colorato con un miscuglio di 4 parti di XF-67 e a parte di XF-53, per desaturare il verde.



Devo segnalare un altro problemino delle stampate, che spero non affligga tutti i kit, perché in una delle due sprue "C", dove al posto del pezzo 25 c'era un moncherino. Quindi ho dovuto riprodurre il pezzo utilizzando un pezzo di sprue tornita per darle la stessa forma.

Un problemino invece me lo sono autocreato, perché il file 3D di due martinetti aveva un piccolo errore e il perno che si inserisce nella base era monco (errore mio). Per risolvere ho dovuto stuccare il foro e incollare i martinetti a filo.

Un altro problemino, questo invece imputabile alla stampa, è dovuto al fatto che i fori nelle basi è risultato troppo piccolo. Nulla di grave ed è stato sufficiente allargarlo con una punta da trapano. Manderò a Eros una nuova versione dei file.





Il passo successivo è dato dall'applicazione delle poche decal alla struttura e dalla sua lucidatura, in attesa del lavaggio per evidenziarne i dettagli.


Visto che la struttura è praticamente ultimata e mancano solo le rifiniture, sono passato al missilone, che sarebbe il soggetto principale del modello. La lavorazione segue la mia classica "formula aeroplanara", che prevede di iniziare con un primer e di proseguire con il secondo passaggio relativo al preshading, per dare un po' di movimento alle superfici ed evitare "l'effetto giocattolone" sempre in agguato.


Segue la prima mano di colore, che ho creato a occhio con 4 parti di Tamiya XF-67 e 1 parte di Tamiya XF-53.



È finalmente giunto il momento anche di vedere il Nike con le sue decal, che mi sono autoprodotto basandomi su diverse informazioni. Infatti, grazie anche a Mauro "uavpredator", sono riuscito a risalire ai lotti delle forniture e queste dovrebbero essere delle scritte plausibili per il 1990, anno in cui ho trascorso la mia naja al 72° Gruppo IT di Bovolone - Isola Rizza. Sono finezze che poi non noterà nessuno, ma mi fa piacere che la ricerca storica mi permetta di fare un modello "unico".













Ed ecco le decal posizionate e rilucidate sul missile.


Di seguito le foto del Nike durante il trattamento a olio (misto Bruno Van Dyck e Grigio di Payne) per evidenziare i dettagli.


Ecco il Nike Hercules completato, dopo una passata dello stesso colore diluito al 90% per amalgamare per bene le decal con tutto il resto e un drybrush con un grigio molto chiaro per lumeggiare un po' gli spigoli.


Direi che posso considerare concluso il mio Nike Hercules montato sulla sua rampa di lancio.
Il drybrush finale mi ha soddisfatto molto, soprattutto per quanto riguarda la struttura, perché mi ha dato la possibilità di evidenziare dettagli che con il solo lavaggio a olio non si apprezzavano.






























Finito il modello, è ora di posizionarlo su una basetta, che per i miei standard sarà piuttosto una "basona".

A questo punto facciamo un passo indietro e torniamo all'introduzione, quando avevo descritto come erano organizzate e come funzionavano le basi operative standardizzate della NATO per i Nike Hercules.
Il sistema d'arma era disposto essenzialmente in due aree separate: area Controllo, area Lancio (che includeva l'Assembly. Nel caso del 72° Gruppo IT, l'Area Controllo si trovava nel comune di Isola Rizza (VR) e l'area Lancio nel comune di Bovolone (VR).





























Per i diversi motivi già descritti in precedenza, l’area Lancio doveva trovarsi a una distanza minima di 1 Km dall'area Controllo.
Le basi dei Gruppi I.T. italiani erano costituite da tre sezioni di lancio, ognuna delle quali dotata di tre lanciatori.
Le sezioni di lancio erano denominate A, B e C, avevano forma rettangolare ed erano costituite da un hangar per la custodia dei missili, da un piazzale scoperto dove erano disposte tre rampe di lancio e da un terrapieno di protezione. Nel terrapieno, su uno dei lati lunghi del piazzale, si apriva l’ingresso del bunker.

Qui sotto lo schema delle sezioni di lancio, che, come si nota dalla foto satellitare sopra, corrisponde perfettamente alla situazione del 72° Gruppo I.T. di Bovolone.


Per avere un'idea migliore di come fosse strutturata l'Area Lancio, ci vengono in aiuto dei fotogrammi del sorvolo con drone effettuato nel 2021, quando Fabrizio Berni fu autorizzato a una visita all'area dismessa (QUI il video completo)


Venendo al dettaglio della base su cui appoggiare la struttura del missile, nel 2021 ho organizzato una tappa della World Cup di Orienteering, che si teneva a Pian del Cansiglio, che ospitava il 59° Gruppo I.T.
Ovviamente non mi sono lasciato scappare l'opportunità di scattare qualche foto, che mi serve come riferimento per ambientare nel modo più corretto il Nike Hercules.






























Per ricreare la pavimentazione su cui sistemare il sistema di lancio con il missile, sono stato aiutato dalla posizione delle piastre metalliche, che evidentemente erano in corrispondenza delle basi dei 6 martinetti che fungono da piedestallo per tutta la struttura. Visto che la posizione in pianta dei piedestalli in 1:35 è nota, sono partito da quella per disegnare con CorelDraw lo schema della pavimentazione e la dimensione delle diverse lastre di cemento (vedi foto sotto a sinistra). Lo stesso cemento sembra essere di tre tipi diversi, probabilmente a seconda della sollecitazione a cui doveva essere sottoposto. Le piastre metalliche antisdrucciolo coprono probabilmente dei vani tecnici per i servizi.
La fase successiva è stata reperire delle texture (immagini del materiale) di cemento di diversa tipologia per dare il giusto realismo alla pavimentazione. Infine ho stampato il tutto e lo ho incollato alla basetta in legno (foto a destra).


Non resta che mostrare le foto del Nike Hercules imbasettato sulla riproduzione della pavimentazione tipica delle aree lancio delle basi NATO dei Gruppi Intercettori Teleguidati.

Prima in posizione a riposo ...




Quindi in posizione di lancio




Questa una vista dall'alto, dove l'effetto ottico fa sembrare che la punta sbordi, ma non è così.




























In conclusione, un inserimento digitale della foto ritagliata del modello, in sostituzione del soggetto originale. 

È stato molto difficile trovare la posizione giusta per fotografare il modello e la foto ha avuto comunque bisogno di qualche aggiustamento in Photoshop per adeguare la vista prospettica a quella della foto originale, che vede il soggetto deformato in modo diverso a seconda dell'obiettivo.
Ho anche dovuto giocare sui colori, perché la foto originale era stata scattata al tramonto e vira decisamente su colori caldi.
Il modello non è stato ritoccato digitalmente in alcun modo, tant’è che si notano anche due fori nella trave di erezione che nel soggetto originale non erano presenti, ma non ho intenzione di rattopparli col rischio di danneggiare il modello.


































Nonostante le vicissitudini e le imperfezioni, si tratta di un kit che tutto sommato mi ha dato soddisfazione, anche per il fatto che con le aggiunte autoprodotte è un modello unico.


© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino