Jaguar E-Type Roadster


 Dati Kit
ModelloJaguar E-Type Roadster
Produttore, scala
  
Airfix, scala 1/32
  
 Cenni storici
SoggettoJaguar E-Type Open Two Seater del 1963
Forza, livreaBlu con guida a sinistra
Luogo e periodoEsposizione "Automania", Museum of Modern Art, New York, 2021
Cenni storici
La Jaguar E-Type fu prodotta dal 1961 al 1975 e fu una vettura rivoluzionaria e all'avanguardia per progettazione, caratteristiche di guida ed estetica. Fu venduta in 70.000 esemplari, grazie anche al prezzo più basso rispetto alle vetture pari classe. Progettata da Malcolm Sayer, come le precedenti C e D-Type, la E-Type Series 1 fu lanciata in versione coupé o FHC (Fixed Head Coupé) nel marzo del 1961 al Salone dell'Automobile di Ginevra. In aprile fu presentata al Salone di New York la E-Type Spider o OTS (Open Two Seater), pensata principalmente per il mercato statunitense.
La vettura impressionò subito sia per la sua linea bella ed elegante, sia per le prestazioni a livello di Ferrari, Maserati e Aston Martin. La E-Type montava un motore Jaguar 6 cilindri in linea da 3.800 cm³ da 265 cavalli, alimentato da tre carburatori, abbinato a un cambio meccanico a quattro marce. Le sospensioni erano molto avanzate, a ruote indipendenti per il retrotreno e doppi quadrilateri con barre di torsione all'avantreno. Fu anche la prima auto sportiva ad adottare freni a disco servoassistiti sulle 4 ruote. La linea dalle curve aggraziate e nel contempo muscolose fu un capolavoro di Malcom Sayer e di Sir William Lyons. Il lungo cofano anteriore includeva i parafanghi e per accedere al motore si doveva ribaltare in avanti tutta la parte anteriore. I fari erano carenati e le luci di posizione erano poste sopra i sottili paraurti cromati.
Dal 1996 una E-Type OTS prima serie del 1963 con guida a sinistra è entrata a far parte della collezione permanente del New York City Museum of Modern Art (MOMA), un riconoscimento concesso a sole 6 auto. Ho avuto l'opportunità di visitare il MOMA nel 2016 e quindi di ammirare la E-Type di persona. Dal luglio 2021 al gennaio 2022 la vettura è una delle protagoniste dell'esposizione temporanea "AUTOMANIA" ed è in questo contesto che intendo realizzare il diorama.

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da scatola con autocostruzioni
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e lavaggio a pennello
TempisticheDicembre 2021 - Marzo 2022
Ambientazione
  
  
 Note
Partecipa alla Campagna "Come da Foto" 2022 di Modellismo Più.
  
 Foto del soggetto originale





 W.I.P. - La costruzione del modello

Il kit Airfix che utilizzerò è decisamente della categoria vintage, perché la scatola in mio possesso è di produzione 1989, ma lo stampo è del lontano 1963. Credo di averlo acquistato una ventina di anni fa, quando ancora esisteva MBL Modellismo, storico spacciatore di plastica poco lontano da Trento. L'avevo preso pensando di poterlo montare con mio figlio, ma poi non si è mai mostrato interessato alla cosa. Quindi si tratta di quei progettini che bisogna prendere con tanta cautela e pazienza.
Nella scatola non è presente alcuna decal, nonostante nel foglio istruzioni siano mostrati i due quadranti del contachilometri e del contagiri: mi dovrò arrangiare altrimenti.
Le stampate non lasciano dubbi sulla "frugalità" del contenuto e su quanto sarà difficile ottenere qualcosa di guardabile.

Proseguendo l'analisi del kit, sto scoprendo che la qualità è decisamente infima. Pensavo che la mia esperienza pregressa con i famigerati Amodel mi servisse come una sorta di vaccino, ma dalla prima fase di pulizia dei pezzi sto già maledicendo la volta in cui mi è venuto in mente di partecipare a una campagna con questo kit. La plastica è gommosa e non si lavora con carta vetrata o lima (mi ricorda un po' quella dei vecchi Atlantic H0) e quindi conviene trattarla solo con il cutter.

Come si vede da questa foto, tutte le stampate presentano un disallineamento degli stampi di quasi mezzo millimetro, cosa che non rende certamente agevole la pulizia, ma che certamente sarà un problema in fase di montaggio, che dovrebbe essere il più pulito possibile.










Qui un esempio del blocco trasmissione, con la parte destra pulita e la sinistra ancora da fare.




Senza parlare dei segni degli estrattori in posizioni decisamente visibili, come all'interno delle portiere (stiamo parlando di una cabrio).
Sempre in tema di semplicità del kit, nelle prove a secco mi è saltato all'occhio che la fanaleria anteriore è decisamente vuota e si tratta di un dettaglio che a modello finito si nota parecchio.







Quindi non resta che autocostruire le calotte inferiori con materiale di recupero. Ora con le stuccature e la successiva lisciatura non sarà proprio ottimale, ma almeno non si vedrà il vuoto di prima.


Per riprendere contatto con la plastica dopo oltre un mese di pausa forzata, mi sono messo all'opera sugli interni e per la precisione sul pannello frontale che ospita la strumentazione e il vano porta oggetti. Questi sono gli interni del modello esposto al MOMA, che dovrei provare a riprodurre.














Sotto a sinistra la foto della stampata del pannello frontale offerta dal kit. A parte la qualità e la pulizia decisamente vintage del pezzo, la prima cosa che salta all'occhio è che il kit offre una versione con comandi a destra, abbastanza normale per un soggetto inglese. Purtroppo però il modello che voglio realizzare era stato prodotto per il mercato americano e quindi ha la postazione del pilota a sinistra e quindi mi obbliga a un lavoro di cambio guida.
Innanzitutto ho livellato i due pannelli (vedi foto sotto a destra).


Poi ho forato il pannello destro per ricreare il vano porta oggetti e successivamente ho stuccato il vecchio vano porta oggetti a sinistra e creato un nuovo vano a destra, con un pezzo concavo di recupero.


Poi ho colorato il pannello e infine ho aggiunto la strumentazione, che ho riprodotto basandomi sull'ottimo sito web della Smiths, che offre le foto in alta risoluzione di tutta la strumentazione originale della Jaguar E-Type.


Prossimo passaggio il volante, cercando di dettagliarlo un po'. Oltre a carteggiarlo un po' per assottigliarlo leggermente, ho voluto fare i fori nelle razze, con punte a crescere da 0,20, 0,30 e 0,40 mm. Mi sono dovuto prendere la licenza di farne solo 3, perché non ho proprio trovato lo spazio e non volevo rischiare di rompere una razza.


Questo il risultato finale, dopo aver colorato il volante, attaccato una stampa del logo Jaguar e applicato un po' di dry brush sugli spigoli. La foto con luce diretta fa sembrare tutto abbastanza orrendo e grossolano, ma a occhio l'impressione è molto migliore. Il volante è decisamente sovradimensionato e non escludo do provare a rifarlo con della sprue filata o altra tecnica, sperando di non fare danni irreparabili.





Con questo kit, ogni volta che prendo in mano un nuovo pezzo ne scopro una di nuove.
Ora che è venuto il momento di posizionare il pannello in sede, mi accorgo che la console centrale ha un errore abbastanza macroscopico. Infatti, la parte rialzata che ospita la leva del cambio e più avanti il pannello della radio è troppo avanzata rispetto alla palpebra e al pannello con la strumentazione e il vano porta oggetti. Non di micron, ma 7-8 mm, pari a oltre 25 cm in scala 1:1. Si nota subito dal confronto tra il kit e la foto su cui è appoggiato.
All'inizio mi sembrava impossibile e ho pensato di aver fatto qualche errore nell'assemblaggio a secco, ma ci sono perfino i riscontri a confermare l'errore grossolano.



Quindi non mi resta che tagliare un pezzo i tunnel per arretrare tutto il blocco del cambio. Nella foto sotto a destra si vedono i due pezzi smontati (a destra) prima del riposizionamento.



Qui di seguito il pezzo riposizionato, stuccato e completato con la leva del cambio e il pannello inclinato su cui ho incollato una buona foto dell'autoradio, che, data la dimensione, fa la sua sporca figura.


È ora di cominciare a pensare quale possa essere il giusto colore della carrozzeria: colore tutt'altro che semplice, visto che si tratta di un particolare blu metallizzato molto elegante.
Cercando quali possano essere i colori sullo scaffale che più si prestano a creare il magico miscuglio, alla fine quelli che mi sembrano più indicati sono dei vecchissimi acrilici vinilici (ma così vinilici che più vinilici non si può) della Pébéo Deco.
Insomma, roba fuori produzione acquistata una dozzina d'anni fa all'OBI, che l'aerografo ti si intasa dallo spavento solo se glieli fai vedere da meno di un metro


E scrivo "vecchissimi", perché una volta aperti ho scoperto che erano molto densi e ho dovuto aggiungere un valore maggiore del loro volume in acqua per renderli liquidi. Dato che il fido aerografo mi ha fatto capire che non avrei nemmeno potuto avvicinargli quei "semi-liquidi", armato di calza ho filtrato il contenuto dei tre contenitori plastici nel barattolino MrGunze vuoto, in quantità che soddisfassero l'occhiometro rispetto al colore della Jaguar. 

Il risultato mi soddisfa e ora non mi resta che capire se è vero che per creare un colore metallizzato mi basterà aggiungere un po' di color argento (in alto a destra) nella coppetta dell'aerografo (che da qui a domani convincerò a collaborare).



Penso che sia diventata per me quasi una questione di principio sfatare il mito che per le carrozzerie ci vogliano il laquer o comunque colori dedicati. Già con l'esperienza della Lamborghini aerografata con Vallejo mi ero trovato molto bene, con una finitura che considero ottima. In questo caso ho deciso di azzardare l'uso di questi colori pastello un po' "pastosi" anche perché i recessi di portiere e portellone sono un po' sovradimensionati e quindi mi sarebbe d'aiuto sfumarli un po'.
Comunque sia, messo nella coppetta dell'aerografo diverse gocce di Future e aggiunti due corposi carichi di pennello dell'intruglio blu e, infine, aggiunta una punta di argento, il risultato delle prime due mani è questo, che va oltre le mie più rosee aspettative.


Nel frattempo, in realtà sempre nottetempo, ho provato a vedere cosa riesco a tirare fuori dalle ruote del kit.
Prima ho dato una passata dell'ottimo Light Mirror della Kcolors, acrilico che considero tra i migliori per qualità di pigmento, copertura e resa finale. 
Poi ho riempito di nero gli interstizi tra i raggi con pennellino, occhiali ingranditori e tanta, ma tanta, pazienza. Devo dire che il risultato non mi dispiace affatto, ma mi riservo di valutare una volta montate le ruote con i mozzi. Comunque faccio sempre a tempo a decidere altre soluzioni.


Ho scoperto poi una nuova magagna del kit, dopo aver incollato in sede la parte che comprende l'asse posteriore e le ruote, che va posizionata come pezzo unico da sotto, perché nella parte posteriore la carrozzeria fa da copri-ruota. Il tutto stando attenti a fare in modo che tutti e 4 gli pneumatici appoggino a terra, perché con il parquet non c'è margine d'errore.
Il problema è che mi sono reso conto che l'auto ha un assetto un po' strano, come se fosse troppo carica sul posteriore (vedi foto seguente a sinistra). E infatti ho notato che, mentre nella foto della vettura il cerchione si vede tutto, nel mio kit è parzialmente nascosto dalla carozzeria. No comment (anche per non essermi accorto a secco) e prepariamoci a staccare tutto il blocco. Dopo aver reincollato il blocco con opportuno spessore, la situazione è migliorata (vedi foto a destra)


Tornando nel frattempo al volante, che era decisamente abbondante, ho deciso di mettere mano anche a quello. Primo passaggio era trovare un cerchio che fosse compatibile con il diametro della corona del volante della Jaguar ... ma con sezione inferiore all'originale. Dato che io sono uno che non butta mai niente, ecco dove ho trovato la soluzione. Il cerchietto colorato che sta alla base degli spazzolini elettrici per distinguerli l'uno dall'altro (foto a sinistra) ha proprio il diametro interno che serve a me. Con il Dremel, una punta abrasiva e un po' di pazienza gli ho dato la forma toroidale che mi sembrava corretta (anello centrale nella foto a destra).


Purtroppo, quando ho staccato la vecchia corona dalle razze, queste si sono rotte in più pezzi, perché erano indebolite dai fori. Quindi ho salvato solo l'asse centrale e ho dovuto riprodurre anche le razze. Nella foto a destra il nuovo volante magro montato, prima di fare nuovamente i fori nelle razze.





E qui finalmente il nuovo volante finito vicino alla vecchia corona, per notare la differenza. 
Come sempre con la foto zoomata e gli occhiali ingranditori lascia molto a desiderare, ma a occhio nudo è certamente meglio dell'originale e penso che montato farà la sua figura.







Tra una cosa e l'altra, ho iniziato anche ad affrontare il problema del parabrezza, che il kit offre come semplice trasparente, ma in realtà necessita di alcuni dettagli. 
















Quindi, a parte la cromatura della cornice, ho realizzato con del cartoncino le alette parasole e il profilo/sostegno centrale. Nella foto a sinistra sembrano molto grezze per effetto della luce, ma sono "normalmente" rugose. Poi, nella foto a destra, ho aggiunto lo specchietto retrovisore interno, anche lui cromato. Ai tergicristalli penserò più avanti, perché ovviamente partono dal cofano.


Successivamente, ho lavorato sui paraurti cromati, che hanno necessitato di diverse stuccature, soprattutto per i vistosi ritiri nella plastica. Poi il sistema di scarico, a cui ho sostituito i finali, francamente inguardabili, con aghi di siringa di dimensione opportuna.





Tra le piccolezze anche i tergicristalli, che non esistevano proprio.

Infine ho sistemato i fanali posteriori e creato lo specchietto retrovisore esterno. A questo stadio mi mancano da incollare le luci di direzione, ma soprattutto devo inventarmi qualcosa per creare il telo che ricopre la capote abbassata, che andrà a coprire la parte nera che si vede dietro all'abitacolo.






Nel frattempo la vettura si presenta così.



Chiaramente per poter partecipare alla campagna "Come da foto" devo riprodurre ciò che si vede nel museo, partendo dal parquet, alla parete con il titolo dell'esposizione, i quadri e le didascalie, per finire con il soffitto e i faretti.

A proposito di faretti, qualche rompib... caro amico modellista mi ha fatto notare che dei faretti spenti non riprodurrebbero correttamente la vera scenetta, dove gli stessi sono accesi e si vedono riflessi sulla carrozzeria


























Praticamente finita la vettura, è ora di iniziare la sua ambientazione in questo diorama abbastanza particolare.
Per studiare le misure, le forme e le proporzioni, mi sono affidato a Corel Draw, dove ho potuto impostare con precisione le misure del modello e sovrapporle con un collage di due foto tratte dal sito del museo. Due foto, perché voglio riprodurre tutti e tre i quadri esposti sulla parete, uno dei quali mancava sulla foto principale. In questo modo sono potuto arrivare alla conclusione che il diorama sarà composto da 3 pezzi di compensato da 1,5mm della misura di 26x10cm.





























Con questo sistema ho potuto disegnare delle linee ausiliarie per ricavare le linee di fuga prospettiche della foto e andare così a misurare con una buona approssimazione dove disegnare la complessa grafica del soffitto. Ho creato così il disegno che mi servirà per l'ambientazione a vista (sotto) e anche quella speculare che mi servirà per capire da sopra cosa sto facendo.





























Le stesse linee di fuga mi sono servite anche per disegnare ll rettangolo "no touch" sul parquet, che misura 14x7cm. Rispetto alla foto di riferimento, ho deciso di aggiungere anche le due mani nere che evidentemente sono state aggiunte solo dopo il servizio fotografico. Spero mi si concederà questa "licenza poetica" che mi consente di rendere il diorama più rispondente alla realtà museale.
Per quanto riguarda la parete di sfondo, risulta tutto più facile, grazie alla foto ortogonale.





























Restando sulla parete di sfondo, non ho resistito e, grazie a una foto sufficientemente ravvicinata dell'introduzione dell'esposizione, ho riscritto il testo integrale per stamparlo meglio





























Alla fine, la stampa delle due colonne misura 37 mm di larghezza e quindi ci vorrebbero gli occhiali ingranditori per poter leggere il testo. Quindi lo riporto di seguito ...


The automobile was profoundly reshaped how we live, work,
and move, since it first hit the road in the 1890s. From its
origin as a plaything of the wealthy to its establishment as a
utilitarian necessity of modern life, the car has left a lasting
imprint on our built environment, connecting us across great
distances at ever greater speeds – and altered ideas about
personal mobility in the process. But this transformation has
come at a cost. Automania 2000 – the 1963 animated film
from which this project takes its name – suggested that while
the technological innovation and mass production of cars
has brought about undreamt-of standards of living, cars also
lead to gridlocked immobility and, ultimately, the extinction
of civilization.

MoMa held its first car exhibition, 8 Automobiles, in 1951,
which featured models selected for “their excellence as
works of art”. Since then, the Museum has amassed a small

collection of automobiles, around which this current
presentation is organized. In addition to several of these
cars (and one Airstream Travel Trader), Automania presents
car-themed architectural renderings, films, photographs,
drawings, paintings, posters, and sculptures. These works
explore automobiles and physical extensions of the human
body, technological marvels, and expressions of identity,
and examine the conflicted feelings – compulsion, fixation,
desire, and rage – that developed in response to the car
over the course of the twentieth century.

Today, a new chapter in automotive history is being written.
Increased awareness of the social, environmental, and
ethical dilemmas posed by the proliferation of cars globally
is galvanising public and governmental attention toward
the urgent need for creative strategies that will chart the
future of personal transportation.


Il resto è una presentazione della collaborazione con  il partner/sponsor Allianz.

Ormai il dado è tratto e ho deciso di ascoltare i consigli di illuminare la scenetta con dei diodi (LED).
Ho posizionato la stampa del soffitto sul compensato multistrato, in modo da poter segnare in modo preciso dove praticare i forellini che dovranno ospitare i due terminali metallici (anodo e catodo) per ognuno degli 11 led, corrispondenti ai faretti visibili nella foto.
I due fori servono perché, chiaramente, i due contatti vanno tenuti separati. Essendo dei filamenti rigidi, mi serviranno anche per poter orientare i faretti come nella foto. A destra si vede 
come si presenta il multistrato da 15mm a metà dell'opera, con i primi forellini fatti e i secondi solo segnati


Ed ecco il rovescio della medaglia, o, meglio, la parte superiore della soletta (che nella realtà è il controsoffitto tecnico).
Seguendo i forellini, ho dovuto intagliare nel legno i vani tecnici che ospiterannoi terminali dei led e il cablaggio di alimentazione.





























Per l'impianto elettrico mi sono affidato alla consulenza di un amico, che da sempre "gioca" con l'elettronica e penso che con un approccio empirico riusciremo a trovare una soluzione che mi consenta di mostrare l'illuminazione nel diorama.
Lo scopo è ottenere soprattutto il riflesso dei faretti sulla carrozzeria, in modo da simulare al meglio la foto originale. Impossibile infatti pensare di riprodurre integralmente l'illuminazione con i soli led. Utilizzerò led da 3mm, la cui dimensione corrisponde alla dimensione in scala del faretto.

Ecco qui gli 11 led inseriti nei rispettivi forellini. Non sono ancora orientati, perché prima devo lavorare a tutte le saldature dalla parte opposta, che si vede nella foto seguente a destra. 


Da giovane mi dilettavo in banali lavoretti di elettronica basilare e quindi diciamo che non sono un completo neofita e so come si usa un saldatore. Ma dopo oltre 30 anni di pausa sono decisamente arrigginito e quindi ho scelto di chiedere il supporto a un consulente di fiducia, Valentino, amico di lunga data, compagno di classe al liceo, testimone di nozze, nonché esperto in informatica, elettronica e prototipazione (se si dice così).

La mia idea è di alimentare i led con un alimentatore di recupero, ma, nello stesso tempo, mi piacerebbe poter sopperire alla mancanza di una presa di corrente anche con semplici batterie AA. Per fare questo, il sistema più sicuro sembra essere il collegamento dei led in parallelo, ma a ognuno devo applicare una resistenza da 1K. Tutte le resistenze devono chiaramente essere saldate allo stesso polo, in questo caso al positivo, che è il contatto più lungo dei due. Lavoretto semplice, con un po' di pazienza.





























Qui il lavoro di saldatura comincia a complicarsi un pochino, ma è più che altro una questione di pazienza. Per prima cosa ho collegato tutti i poli negativi e sto iniziando a pensare a come fare a non portarli a contatto con i positivi, una volta che dovrò comprimere il tutto nelle tracce. Penso che utilizzerò principalmente la colla vinilica, che considero isolante.





























Ho anche iniziato a lavorare sul retro della parete, dove voglio incassare la presa per l'attacco dell'alimentatore. La collegherò con un cavo in modo che possa essere estratta agevolmente per collegare l'alimentazione.





























Ho finito le saldature dell'impianto, collegando assieme tutte le resistenze, che a loro volta sono saldate ai poli positivi dei diodi. La difficoltà maggiore è stata trovare gli spazi per fare le saldature senza andare a toccare il resto. Poi con molta attenzione ho trovato posto per tutti i cavi, separando i positivi dai negativi, in qualche caso ricorrendo a un isolamento tramite colla vinilica.





























Ma prima meglio fare un test per vedere se ho lavorato bene con le saldature.





























Dopo il sollievo della "prova luci" andata a buon fine, ma prima di posizionare il pavimento, passo al dettaglio della parete.
Innanzitutto c'è da lavorare sui tre quadri che stanno sulla destra del diorama.
I due di sinistra sono una sezione verticale e orizzontale della Ferrari 125, disegni tecnici di Gioacchino Colombo realizzati nel 1945. © Museum of Modern Art




Il quadro sulla destra invece è il profilo della splendida station wagon "Wagonaire" realizzato nel 1963 dai designer della Studebaker Co., casa automobilistica americana attiva dal 1852 al 1966. © Museum of Modern Art




Mentre le didascalie sono a spessore quasi nullo e quindi posso stamparle direttamente sulla parete, i quadri hanno la loro cornice e non si possono lasciare semplicemente stampati sul fondo. Quindi ho tagliato a misura dei riquadri di plastica e vi ho incollato sopra le stampe. Come sempre, la foto ingrandita fa sembrare tutto orrendamente superficiale, ma in realtà fanno una figura migliore.


Ho scoperto che delle vecchie cannucce di succhi di frutta, che avevo messo da parte per un possibile futuro utilizzo modellistico, hanno il diametro interno giusto per creare l'involucro dei faretti. Così sicuramente assomigliano molto a quelli del museo che devo rappresentare.





























Ho riprodotto sul soffitto anche le cupole scure delle telecamere di sorveglianza e un imprecisato apparecchio che si vede nella foto, che contribuiscono ad accrescere il realismo della scenetta.





























Piccola pausa del diorama per la soluzione del problema dell'alimentazione degli 11 led. Dalle varie prove empiriche, il prescelto è un ex-alimentatore di un cellulare (della serie, non si butta mai niente), che sembra ottimale per questo scopo. Unica modifica necessaria è la sostituzione dello spinotto con uno più standard per l'alimentazione elettrica.


Finalmente è giunto il momento di montare anche il pavimento del museo. Ho deciso di dipingere i bordi del multistrato con i colori del parquet e della parete, per una questione di eleganza.



Ora è il caso di completare l'auto con gli ultimi accessori mancanti, come ad esempio il faro della retromarcia (che nessuno noterà), ma soprattutto la copertura della capottina, completamente assente nel kit. Quindi si tratta di un lavoro di tappezzeria 1:32, per cui mi sono nuovamente affidato a CorelDraw. Dopo diverse misurazioni/stampe/ritagli/misurazioni/stampe/...... sono arrivato alle forme dei due pezzi di stoffa impermeabile.
In realtà le foto sono di una delle prove, perché successivamente ho ridotto il contrasto con le righine bianche, in quanto in stampa era troppo impattante.



Ecco il diorama pressoché finito, visto da fuori, con i faretti accesi.
Ho deciso di incollare sulla superficie superiore una didascalia e una foto del contesto originale che ho cercato di riprodurre.






























Ecco alcune viste del risultato, ma con foto scattate in notturna e quindi con luce decisamente non adeguata. Per foto decenti dovrò attendere i prossimi giorni, quando sarò a casa in orario diurno.
Sicuramente noto che avrei dovuto acquistare led a luce calda, perchè quelli che ho acquistato, definiti "Luce diffusa alta luminosità bianca", sono piuttosto "freddini" rispetto al bianco che volevo. Pazienza, anche perché vedendo dal vivo il contrasto non è così evidente.



























Ecco una carrellata di foto ravvicinate a luci spente, ma alla luce del giorno.



E infine le foto rappresentative della Campagna "Come da Foto".

Foto originale





























Foto della riproduzione






























PS 

La Jaguar è tornata a casa il 4 aprile, dopo aver partecipato al concorso dal Novegro Model Contest (prima esperienza di partecipazione a concorsi per il sottoscritto). Dopo aver visto modelli e diorami spettacolari e di altissima qualità, tutto mi aspettavo, tranne che questo kit vintage della Airfix si prendesse una medaglia. Ma più che altro mi ha fatto molto piacere la menzione dei giudici per il fatto di essere riuscito a ottenere questa finitura con dei colori acrilici.
(Ho preferito non dirgli che erano vinilici e pure scaduti )













© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino