C.N.A. P.M.1


 Dati Kit
ModelloCompagnia Nazionale Aeronautica P.M.1
Produttore, scala
  
SEM Model, scala 1/72
  
 Cenni storici
SoggettoPrototipo M.M. 417
Forza, livreaAddestratore civile
Luogo e periodoAeroporto di Roma-Urbe, 25 ottobre 1939
Cenni storici
Il soggetto di questo articolo è il "Compagnia Nazionale Aeronautica Politecnico Milano 1", per gli amici CNA PM1. Un velivolo compatto monoplano ad ala alta, monomotore, biposto a cabina di pilotaggio chiusa con posti affiancati, progettato dagli ingegneri Ermanno Bazzocchi e Vittorio Calderini dell'Istituto di Costruzioni Aeronautiche del Politecnico di Milano.
L'aereo partecipò al bando di concorso indetto nel 1938 dall'Aeronautica del Regno d'Italia, che voleva rinnovare il parco velivoli per le scuole di volo civili. Il P.M.1 venne presentato alla Direzione del Genio e delle Costruzioni Aeronautiche per la valutazione preliminare e ottenne un contratto per la fornitura di un prototipo di valutazione.
La costruzione vera e propria avvenne presso la Compagnia Nazionale Aeronautica, che aveva sede all'aeroporto dell'Urbe. Dopo alcune vicissitudini che causarono dei ritardi nella produzione, finalmente il P.M.1 immatricolato come M.M.417 fece il primo volo ai comandi del pilota collaudatore Ireneo De Crescenzo il 25 ottobre 1939. Successivamente l'aereo venne inviato a Guidonia, dove il 30 novembre venne collaudato sotto la supervisione della Regia Aeronautica e immatricolato civilmente come I-ACGM. Il capitano Adriano Mantelli si dichiarò entusiasta per l'impostazione strutturale e per l'aspetto dell'aereo, tanto da utilizzarlo regolarmente come aereo di collegamento personale e da fargli dichiarare che per il piacevole comportamento in volo sarebbe stato una valida alternativa all'AVIA L.3.
L'inizio della Seconda Guerra Mondiale fece sospendere il progetto e lo sviluppo fino al 16 agosto 1942, quando furono ordinati 10 esemplari. Purtroppo un bombardamento del 19 luglio 1943 distrusse l'hangar dove si assemblavano gli aerei, che vennero tutti distrutti.
L'unico a salvarsi fu proprio l'M.M.417 che, in quanto utilizzato da Mantelli, si trovava a Torino, dove il capitano era impegnato alla FIAT per i collaudi del G.55. Il P.M.1 volo fino all'estate del 1944, quando, in sosta all'aeroporto di Reggio Emilia, fu reso inutilizzabile da un bombardamento con bombe a spillo. Nel dopoguerra l'ing. Bazzocchi ne recuperò il motore per installarlo sul prototipo del Macchi MB.308 che ne fu la naturale evoluzione. Per quanto riguarda le informazioni tecniche, l'aereo era caratterizzato da una fusoliera a sezione rettangolare, anteriormente in tubi d'acciaio e posteriormente con un guscio in legno di abete rosso. Era ricoperto di compensato telato e verniciato, tranne per la zona motore, che era ricoperta di pannelli di alluminio. L'ala alta era costituita da un singolo longherone, mentre un piccolo longherone era riservato agli alettoni. Era in legno, ricoperta anteriormente in compensato e per il resto in tela. Aveva un carrello anteriore fisso e un pattino posteriore. Il motore era un CNA D.IV da 60CV con elica bipala in legno. 

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da scatola con autocostruzione dei dettagli interni ed esterni
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio
TempisticheAprile 2020
Ambientazione
  
Su basetta autocostruita  
 Note
Dedicato a Fabrizio Catalano (SEM Model) e alla sua famiglia.
Ha partecipato alla Campagna "Addestratori" 2020 di Modellismo Più.

  
 Foto del soggetto originale


 W.I.P. - La costruzione del modello


Il Kit è il SEM Model 72003 del compianto Fabrizio Catalano.
Tra i tanti kit di aerei addestratori ho scelto questo perché voglio ricordare l'amico Fabrizio a 2 mesi dalla sua scomparsa. Era tanto che volevo fare un aereo civile color avorio di quel periodo e ho voluto approfittare di questo piccolo addestratore.Come tutta la produzione SEM Model, si tratta di una scatola realizzata con la consueta grande cura, molto robusta e con i pezzi ordinati in protezioni millebolle, per evitare rotture e svergolature.




La resina sembra di ottima qualità e non presenta imperfezioni. Le superfici vetrate sono in vacuform. Il kit è corredato da un piccolo foglio decal ben stampato e da una stampa formato A4 con la presentazione dell'aereo molto esaustiva in italiano e inglese, da cui ho riassunto le informazioni che ho riportato. Non sono presenti istruzioni per il montaggio, ma sarebbero superflue, vista la semplicità del montaggio.




Ho iniziato a mettere mano ai piccoli pezzi del kit e devo dire che ne avevo un po' sottovalutato la difficoltà.

Prima di iniziare a lavorare sugli interni ho voluto capire come funzionano le vetrature, fornite in acetato termoformato. Non è per nulla facile inserire il pezzo trasparente in sede. Alla fine ho deciso di tagliarlo progressivamente fino a quando ho raggiunto una dimensione che combaciasse almeno un po' con la sede dove dovrà essere inserito. Essendo l'acetato più largo dell'abitacolo, l'unico modo che mi è venuto in mente per poterlo insereire in posizione è stato creare un taglio nel telaio in modo da creare una scanalatura.
Ora sembra che il vetro possa stare in sede in modo abbastanza preciso per poter essere incollato. Ho dovuto rinunciare al vetro superiore, perché troppo corto rispetto allo spazio lasciato dalle ali. Dovrò quindi riprodurlo a parte e immagino già che non sarà una passeggiata. Lo stesso vale per i vetri laterali.





Per quanto riguarda gli interni, il kit fornisce i sedili e il pannello del cockpit.
Ho leggermente differenziato il colore dei sedili e ho riprodotto le cinture, utilizzando la stagnola che chiude lo yogurt e per le fibbie del filo metallico.
Forse non si notano in foto, ma qui ci sono già i vetri laterali, che ho dovuto riprodurre a misura con dell'acetato. Sono venuto cosi precisi che non ci sarebbe nemmeno bisogno di incollarli, se non fosse che poi li devo mascherare per la verniciatura.





Per quanto riguarda la strumentazione, il cockpit offerto dal kit riporta fedelmente in rilievo le posizioni della strumentazione. Questo consente di andare a riportare con un pennellino alcune lancette in bianco e la scala dei gradi riportata sulla bussola centrale. Poi con un leggero dry brush ho evidenziato le forme e infine ho messo una goccia di Future su tutti gli trumenti e sul vetro della bussola, ma purtroppo in foto non si nota.



Sistemare l'ala non è operazione banale, perché bisogna fare in modo che l'altezza totale sia corretta per poi poter ospitare la vetratura anteriore e la copertura dell'abitacolo, che dovrà essere raccordata con questa ed essere a filo con la superficie superiore dell'ala. Quindi lavoretto di pazienza con lime bagnate per non respirare resina volatile.



I più attenti avranno notato che in queste foto la coda continua a comparire e sparire. Non si tratta di giochi di prestigio ma è talmente fina che è impossibile innestarvi un perno e quindi ogni volta che la attacco, dopo 5 minuti mi dimentico che c'è e la faccio saltare via.

L'adeguamento dei trasparenti in vacuform non è stato dei più semplici, perché non esiste alcun riscontro nella parte bassa ed è necessario fare molte prove per controllare che il vetro non interferisca con la strumentazione e soprattutto con la bussola che sporge sopra al pannello. Come ho già premesso, ho praticato due scanalature nei montanti laterali, in modo da poter incollare il trasparente in sede e la cosa ha funzionato molto bene.
Un altro lavoro non indifferente era trovare il modo di riprodurre in modo preciso con dell'acetato il vetro superiore dell'abitacolo e raccordarlo con il parabrezza. Per fare questo mi è tornato utilissimo un ritaglio di acetato che nella precedente vita era la confezione di una SDcard. Ho recuperato la parte con la piega per sfruttarla come raccordo con il vetro anteriore e il risultato è eccellente. Ho posizionato l'acetato con del Synthaglass, ma sarebbe andata bene anche la classica colla vinilica.



Dopo aver mascherato attentamente i trasparenti, è stata la volta della "primerizzazione", ovvero la stesura del Surface Primer Tamiya Fine, con cui mi trovo molto meglio rispetto a quello normale, che tendeva a nascondere i dettagli più fini in 1:72. 
Nelle foto il modello ha già ricevuto una lucidatura con carta da 8.000 ben bagnata, per fare in modo che le superfici siano lucide e pronte ad accogliere il colore senza rugosità o effetti buccia d'arancia.






Proseguendo l'addestratore, sorge il dubbio amletico "to preshade, or not to preshade, that is the question". Infatti sono partito con una prima base di bianco avorio, pensando che non avesse senso una preombreggiatura su un velivolo del genere, ma poi ci ho ripensato e jo optato per un preshading leggero con una tinta marrone poco impattante, che spero mi aiuti a dare un leggero movimento alle superfici uniformi per contribuire a togliere l'effetto "giocattolino".







Ecco il piccolino con la sua livrea bianco avorio, levigato, lucidato con Future e pronto per ricevere le decal.







Ed ecco le foto con l'aereo verniciato e con le decal sistemate. Sono sempre felice quando arrivo a questo punto, perché sento di essere in corto finale e, se non combino malanni, il percorso è in dolce discesa.







Per farlo sembrare meno "giocattolino", ho applicato il consueto lavaggio a olio, sia per evidenziare le recessioni, sia per movimentare leggermente le superfici, anche se non l'avorio ci sono andato leggero, trattandosi di un prototipo con pochissime ore di volo.
A parte il lavaggio, le altre novità sul kit sono l'aggiunta delle ruote e di alcuni dettagli, come il tubo di pitot sull'ala sinistra (2 spezzoni di filo metallico), le squadrette di controllo degli alettoni (1,5 mm di filo metallico), le maniglie sui portelli (1 mm dello stesso filo), i tubi di scarico sotto al motore (aghi di siringa) e i frame dei vetri laterali, realizzati con un pezzo di foglio decal avanzato, su cui ho dipinto con dell'argento e fissato con liquid decal film.
Non sono mai abbastanza soddisfatto della precisione raggiunta, ma lavorare su un soggetto così piccolo in 1:72 è un po' difficile. Comunque penso che Fabrizio sarebbe stato tutto sommato contento di come ho realizzato il suo kit.









Alla fine ho anche deciso di dare una basetta a questo piccolo addestratore










© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino