Lamborghini Countach 5000S


 Dati Kit
ModelloLamborghini Countach 5000S
Produttore, scala
  
Fujimi, scala 1/24
  
 Cenni storici
SoggettoAuto della collezione privata Bruno Tait
Forza, livreaRossa con cerchi oro
Luogo e periodoMezzolombardo (TN) - 2017
Cenni storici
La Lamborghini Countach è una vettura sportiva ideata dalla Bertone e poi prodotta dalla Lamborghini. Progettata da Paolo Stanzani, con la linea disegnata da Marcello Gandini (disegnatore anche della Miura e della Lancia Stratos). A differenza di molti altri modelli della casa, il nome Countach non deriva dalla tauromachia ma da "contàcc!", che in piemontese è un'espressione simile ad "accidenti!" o "perbacco!" e fu esclamata da uno dei collaboratori quando vide per la prima volta la linea dell'auto.

La vettura era molto larga e bassa (circa un metro) e si riconosceva subito per le sue linee diritte e spigolose. Una caratteristica peculiare dell'auto era data dalle portiere incernierate sul davanti che si aprivano ruotando verso l'alto, perché, dato che la vettura superava i 2 metri di larghezza, le portiere ad apertura laterale sarebbero state molto ingombranti. La carrozzeria della vettura era realizzata con pannelli trapezoidali di alluminio, utilizzati anche nelle costruzioni aeronautiche, montati su un telaio tubolare in acciaio. Altra soluzione aeronautica erano le prese d'aria NACA dietro alle portiere.
Questi i modelli della Lamborghini Countach:
  • Prototipo LP 500 presentato al Salone dell'automobile di Ginevra del 1971. LP stava per la posizione Longitudinale Posteriore del motore e 500 indicava la cilindrata. Montava un motore V12 di 4.971 cm³ a doppio albero a camme in testa con 440 CV a 7.400 giri al minuto e raggiungeva una velocità massima di 300 km/h.
  • LP 400 (151 esemplari dal 1973 al 1977), che era dotata del motore da 3.929 cm³ della Miura, da 375-385 CV a 8.000 giri al minuto e raggiungeva una velocità massima dichiarata di 315 km/h.
  • LP 400S (237 esemplari dal 1978 al 1982), distinguibile dalla precedente per la gommatura di larga sezione e a profilo ribassato. Il motore iniziale era lo stesso della LP400, per essere poi depotenziato a 353 CV a 7.500 giri al minuto sulle ultime auto prodotte.
  • LP 5000S (321 esemplari dal 1982 al 1985), che montava un motore di 4.754 cm³ a 2 valvole per cilindro con 375 CV di potenza a 7.000 giri al minuto. Il motore della 5000S era dotato di maggior coppia motrice e, grazie anche ai rapporti allungati, contribuiva a rendere l'auto più trattabile e le riprese più pronte. Questa fu la prima Countach a montare l'accensione elettronica. La velocità massima dichiarata era di 290 km/h.
  • 5000 Quattrovalvole (631 esemplari dal 1985 al 1988) fu la Countach ulteriormente migliorata nelle prestazioni per contrastare l'arrivo sul mercato della Ferrari Testarossa. Questa nuova versione montava un V12 migliorato, con una cilindrata aumentata a 5.167 cm³ e l'importante novità delle quattro valvole per cilindro.
  • 25º Anniversario (658 esemplari dal 1988 al 1990) fu la versione finale della gloriosa Countach, dedicata ai 25 anni della Lamborghini. Furono cambiati circa 3000 degli 8000 componenti dell'auto e gran parte delle innovazioni derivarono dal prototipo Countach Evoluzione del 1986, la prima supercar al mondo in fibra di carbonio. Questa fu l'ultima versione della Countach che rimase in produzione fino al 1990 quando venne sostituita dalla Diablo.
L'auto in questione fa parte della Collezione Bruno Tait, amico di famiglia scomparso prematuramente nel 2011. La splendida collezione, che oggi è curata dalla moglie Livia e dai figli Gianluca, Nicola ed Elisabetta, annovera, oltre alla Lamborghini Countach, una trentina di auto di grande interesse, dalla Fort model T a diverse Ferrari, Rolls Royce, Mercedes, Fiat e una DeLorean. Particolarità degna di nota è il fatto che tutte le auto della collezione sono perfettamente funzionanti, targate e in grado di circolare
Nel 2017 ho organizzato per il Club M+ Trentino una visita alla collezione privata e ho anche avuto la possibilità toccare con mano la Countach e anche di sentire il rombo del 12 cilindri a V da 4.754 cm³ e in quel momento mi fu chiaro che avrei dovuto procurarmi il kit per averla in bacheca.

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da scatola con autocostruzioni
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e lavaggio a pennello
TempisticheGiugno 2020 - Dicembre 2021
Ambientazione
  
  
 Note
Partecipa al Group Build "Supercars & Hypercars" di Modellismo Più.
  
 Foto del soggetto originale


 W.I.P. - La costruzione del modello

Il kit è il 12178 della Fujimi in scala 1:24 che, a un primo studio sommario, sembra di ottima qualità. Non sono un intenditore di kit di automobili, ma mi sembra offra ottimi dettagli e l'opzione di poter posizionare le ruote anteriori sterzate. Peccato manchi il motore, ma non credo avrei realizzato l'auto con il cofano aperto. Diverso discorso per le caratteristiche portiere, che potrei cedere alla tentazione di lasciare aperte. Le decal fornite valgono sia per la 5000S, sia per la 5000 Quattrovalvole.






Non ho ancora inquadrato bene queste stampate, che per certi versi mi sembrano abbastanza precise, ma per altri molto più approssimative. I pezzi della parte "nascosta" combaciano abbastanza bene e le parti relative all'avantreno e al retrotreno si montano senza particolari problemi. Molto apprezzabile e apprezzata la possibilità di sterzare le ruote anteriori.



Gli elastici delle foto seguenti sono chiaramente provvisori e servono per tenere a contatto la parte superiore appena incollata



Dopo un'interruzione di alcuni mesi, ho completato gli interni. Nulla di particolare da segnalare e tutto abbastanza semplice. Ho dovuto autoprodurre le cinture di sicurezza e i ganci, perché in questo kit non sono presenti; strano, perché ci sono i fori per posizionare i ganci di attacco superiori. Poi cercato di colorare gli interni realizzando diversi tipi di finitura, per simulare la pelle, le plastiche e i tappetini, tutti neri.


Poi viene il momento dell'addobbo della carrozzeria, che nella 5000S ha guadagnato, tra l'altro, sopraruota allargati e alettone posteriore. So che i puristi non amano tutte queste aggiunte che rendono la Countach "muscolosa", perché vanno a "rovinare" la splendida linea originale di Bertone: ma a me questa versione fa impazzire.



Proseguendo con la carrozzeria, un altro dubbio amletico è rappresentato dalle portiere: il sistema ideato da Fujimi per farle apribili è abbastanza complesso e richiede un montaggio accorto. Montare le portiere prima o dopo la verniciatura della carrozzeria? Con la consapevolezza di avere una buona percentuale di possibilità di fare la scelta sbagliata, ho deciso di montarle e questo comporterà la necessità di mascherare le parti che a fine modello saranno nere.
Per poter montare il telaio delle portiere, è consigliabile fissarle in posizione con del nastro adesivo e poi montare i blocchi che terranno il meccanismo in sede.



Le istruzioni Fujimi che riguardano il meccanismo di apertura delle portiere sono per me indecifrabili. Ho cercato in tutti i modi di capire cosa dovrebbe accadere una volta messo in posizione l'elemento di metallo, ma l'unico risultato è che la portiera si blocca. 
Come si vede nella foto seguente in alto a destra, l'asta in metallo va agganciata nel cardine delle portiere (a sinistra) e poi va inserita nelle guide che ci sono nella parte esterna della portiera, che va incollata al telaio della stessa. Ma quando la portiera si muove per aprirsi (vedi foto seguenti in basso), l'asta incontra il blocco creato dalla guida a sinistra e quindi mi sembrava impossibile che la cosa potesse funzionare.



Quindi il dubbio era che si potesse fare aperta o chiusa, ma bloccata.
Invece poi (con calma, per la vecchiaia che avanza) mi sono reso conto che l'asta è in acciaio armonico e quindi va a guidare il movimento, simulando quello delle portiere reali, che stanno aperte o chiuse.
Il problema però è che non so quanto possano reggere le guide in plastica a una sollecitazione importante, anche perché da aperta l'astina resta comunque in tensione. 
Tra l'altro, il profilo delle portiere è tutt'altro che preciso e lascia delle fessure variabili che sono orrende. Quindi ho deciso di rinunciare alla possibilità di aprire la vettura e di incollare e stuccare le fessure in modo da salvaguardare l'estetica.

Nel frattempo ho completato gli interni, che avevo già iniziato a suo tempo. Nulla di particolare e tutto semplice. Ho dovuto autoprodurre le cinture di sicurezza e i ganci, perché in questo kit non sono presenti. Poi cercato di realizzare diversi tipi di finitura, per simulare la pelle, le plastiche e i tappetini, tutti neri.


Ora mi trovo di fronte a un problema inaspettato, perché ho iniziato a fare prove a secco dei diversi vetri e devo decidere se verniciare la carrozzeria con i vetri montati e mascherati, oppure se incollare i vetri a posteriori.
Per quanto riguarda i vetri laterali delle portiere, credo non sia un problema attaccarli dopo con vinavil o synthaglass.
Ma con il grande parabrezza è un'altra storia. Infatti il grande trasparente, molto fino e molto trasparente, non ha in pratica riscontro nei montanti ed è molto difficile appoggiarlo in sede e farcelo rimanere in equilibrio. Quindi le possibilità di rovinare la vernice nel posizionarlo sono molte. Nello stesso tempo, se lo incollo prima e lo maschera, le possibilità che a togliere la mascheratura il vetro si stacchi sono altissime.
Qui nella foto sono riuscito, dopo diversi tentativi, ad appoggiarlo sui pochi millimetri utili. Ho dovuto fare la foto in controluce, altrimenti è così trasparente che non si vede.
















Ho poi proseguito timidamente con alcune stuccature, come ad esempio le portiere, che lasciavano un'apertura di quasi un 1mm nella parte del passaggio dalla zona orizzontale a quella dei vetri.


E finalmente il primer



Dopo il primer, eccoci al colore di base. Dato che, sia visivamente, sia dalle foto, risulta che questa Countach ha lo stesso colore delle svariate Ferrari con cui condivide il capannone, ho deciso che il colore finale sarà il Rosso Ferrari, che ho da tempo in formato Vallejo Air. Essendo un rosso caldo, ho deciso quindi di partire con un fondo giallo. per la precisione un Vallejo Model Color 70953. Preferisco utilizzare due acrilici vinilici con le stesse caratteristiche e a entrambi aggiungo alcune gocce di Future, per renderli più compatibili tra di loro e anche con la finitura lucida finale.



Dopo ogni mano di colore (incluso il primer come in questo caso) lucido il tutto con le stoffe abrasive da 6000 a 12000.
Dato che sono notoriamente un modellista con il braccino corto, non ho la minima intenzione di acquistare colori specifici. Inoltre, ho una diffida ufficiale (una sorta di editto) dall'utilizzare prodotti puzzolenti in casa.
Quindi il colore in questo caso sarà un "Rosso Ferrari" Vallejo Air.
Date le prime due mani di Vallejo, devo dire che la resa mi soddisfa parecchio. Come premesso, lo ho diluito con thinner Italeri e ho aggiunto qualche goccia di Future ed è andato su senza particolari problemi. Diluizione a occhio, ma direi circa 40% thinner, 20% future e resto colore. Ora 24h di attesa e stoffa abrasiva da 8000 prima della terza mano.



Con le foto seguenti, considero conclusa la fase di verniciatura della carrozzeria. Sono soddisfatto, considerato che ho utilizzato un normalissimo Vallejo acrilico vinilico e Future. La finitura è pulita e uniforme come non mi sarei mai aspettato. Solo qualche maledettissimo micropelo di polvere che si nota con gli occhiali ingranditori.
Tra una lucidata e l'altra ho anche applicato le decal, che così ora sono fissate.



Infine mi sono buttato nel difficile lavoro di dettaglio. Quindi mascherature a prova di errore e via con il colore nero.


Poi la mascheratura dei vani che ospitano luci di posizione e indicatori di direzione, che hanno l'interno grigio/metallico.


E questo è il risultato dopo poco meno di un'ora di lavoro.


Poi ho concluso l'assemblaggio della vettura, non senza difficoltà. Il montaggio dei vetri è stato molto problematico, soprattutto per quanto riguarda il grande parabrezza, perché il trasparente risultava essere di molto più piccolo del telaio che lo deve ospitare. Per molto più piccolo, in 1:72, intendo che mancavano 3-4 decimi su ogni lato. Per risolvere ho dovuto fissare in posizione il parabrezza con del nastro e poi dall'interno riempire le fessure con Synthaglass. Non propriamente un montaggio standard. Comunque in qualche modo ne sono venuto fuori e ho iniziato la fase di assemblaggio dei dettagli.

Ora però mi trovo con un problema nuovo e inaspettato, perché ho posizionato in sede la parte posteriore del motore, che monta anche i finali cromati e decisamente qualcosa non va, perché sono molto più sporgenti dalla vettura rispetto a quelli reali. Il montaggio non lascia possibilità di errore, perché ci sono dei riscontri inequivocabili. Se nessuno ha suggerimenti o idee, non mi resta che smontare questa parte e modificarla fino a che i finali sporgeranno nel modo corretto.
A sinistra la foto della Countach originale (come se non si capisse) e a destra il risultato Fujimi.


I lavori successivi hanno riguardato la ricollocazione del blocco marmitta/scarichi nella giusta posizione, la sistemazione della fanaleria a cui ho aggiunto la bordatura nera, l'aggiunta del grosso tergicristallo a cui ho anche fatto un drybrush per evidenziarne la geometria. Poi ho aggiunto gli specchietti retrovisori, ho dato il pigmento grigio-beige ai copertoni e ho applicato un lavaggio a olio a tutta la vettura, per evidenziare i recessi.





Sono abbastanza soddisfatto del risultato finale e devo dire che la soddisfazione maggiore sta nel fatto di essere riuscito a realizzare questa finitura con un "normalissimo" colore acrilico vinilico come il Vallejo (= Italeri), senza quindi investire in colori specifici per carrozzeria.
Come sempre, il modello finito merita una basetta che lo contestualizzi nell'ambiente che normalmente lo ospita, e quindi ho cercato di riprodurre il pavimento del capannone di Mezzolombardo dove si trova assieme a decine di altri gioielli.





Concludo con un ringraziamento agli amici della famiglia Tait e in particolare Livia, moglie di Bruno, e i figli Elisabetta, Gianluca e Nicola, che mi hanno concesso di riprodurre la vettura.


© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino