Vespa 125 Primavera



 Dati Kit
ModelloPiaggio Vespa 125 Primavera   
Produttore, scala
  
Italeri, scala 1/9
  
 Cenni storici
Soggettola moto di mio padre
LivreaGrigio metallizzato
Luogo e periodoTrento, 1978
Cenni storici
La Vespa Primavera rappresenta un grandissimo successo sul mercato. Negli anni in cui viene prodotta diviene il sogno dei sedicenni, affascinati dalla sua linea pulita e dalle notevoli prestazioni. Rispetto alle versioni precedenti, la Primavera aveva una scocca di minori dimensioni, una linea più moderna e un nuovo motore più potente, che consente un incremento di 10 Km/h e un'accelerazione più brillante.
Nel 1976, la mia famiglia traslocò da una zona abbastanza centrale di Trento a quella che al tempo era la periferia sud. Mio padre era sempre andato al lavoro in bicicletta, ma il fatto che ci fossimo allontanati dall'ufficio e che nello stesso periodo gli rubarono la bicicletta, lo fece decidere di motorizzarsi con una Vespa 125 Primavera grigio metallizzato, che acquistò nel 1978. Io utilizzai quella moto solo una volta, nel 1985, quando la chiesi in prestito per una delle prime gite fuori porta con quella che poi sarebbe diventata mia moglie. Purtroppo, nonostante il buon ricordo della moto, né io né mio padre abbiamo alcuna foto, ma la ricordo esattamente come nella foto sotto, ma senza specchietto retrovisore, che non era ancora obbligatorio.

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da kit con aggiunta di dettagli autocostruiti
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio
TempisticheGiugno - Agosto 2024
Ambientazione
  
Su basetta autocostruita  

 Note
Il modello ha partecipato alla campagna "Italeri" 2024 di Modellismo Più.

 Foto del soggetto originale



 W.I.P. - La costruzione del modello

Il kit è l'Italeri 4633, commercializzato dal 2008 dall'azienda di Calderara e basato su una rivisitazione dello stampo Protar degli ani '70. Per uno come me, abituato alla scala 1:72, tutti i pezzi sembrano immensi, forse anche perché quelli principali sono bianchi. Devo ammettere che la prima impressione alla vista del kit non è delle migliori, perché le sprue presentano delle bave di plastica superflua. Comunque sembra che i pezzi siano a posto e non vedo segni di ritiri o estrattori e quindi si tratterà solo di rifinirli. L'unica stampata bianca riguarda le parti esterne principali dello scooter.


Le due stampate di colore grigio sono per il motore e i cerchi. Poi si trovano le stampate con i dettagli cromati, quelle nere e i trasparenti, mentre i copertoni sono in gomma, come il tappetino. Oltre alle decal per le targhe per le versioni italiana, tedesca, francese e inglese, c'è un sacchetto con gli ammortizzatori e un paio di tubi. La targa trentina del 1976 è naturalmente opera mia, previa ricerca.

Le fasi iniziali della lavorazione hanno riguardato il lungo processo di separazione dalle sprue e pulizia dei pezzi.
Poi, come primo approccio al kit, ho iniziato dal basso, studiando la piastra di fondo della moto, la cui parte superiore serve come poggiapiedi, ma quella inferiore ospita il cavalletto centrale e la leva del freno posteriore.


Da questo punto di vista il kit offre una soluzione di fantasia, sia per quanto riguarda l'enorme foro della leva del freno, sia per il sistema sottostante. Si tratta evidentemente di una soluzione che ha voluto privilegiare il montaggio semplice dei pezzi, sacrificando completamente la corrispondenza con la realtà.


A questo punto mi sono chiesto se la soluzione Protar/Italeri non fosse effettivamente condivisibile, visto che, in fin dei conti, la moto sarà posta su una basetta e difficilmente qualcuno andrà a controllare cosa c'è sotto. Ma, un po' per il classico "spirito del modellista masochista", un po' per la sfida lanciatami dall'amico e socio "Sciabola", che mi ha detto che "così non si può proprio vedere", ho iniziato a studiare come rendere il sotto scocca più realistico.
Qui di seguito una scansione del libretto di manutenzione trovata in rete (pubblicata ad esclusivo scopo di discussione modellistica) e il dettaglio della leva del freno posteriore, che nella parte superiore è diritta, mentre sotto è in diagonale, per entrare nel vano centrale.



Quindi, dopo aver tagliato a raso i tre riscontri di plastica sotto al fondo, ho iniziato a riprodurre il sistema del cavalletto, recuperando dal kit solo il cavalletto stesso, opportunamente ripulito dai pezzi che non servivano. Ho poi riprodotto le due staffe con del lamierino e la molla che riporta il cavalletto in posizione sollevata, quando non utilizzato.
Per quanto riguarda il pedale del freno posteriore, quello fornito dal kit è stato pensato per il montaggio agevole, ma non corrisponde alla realtà e quindi lo ho tagliato e ne ho recuperato i pezzi per ricreare una leva più corretta. Ho anche chiuso il grosso foro nella pedana, per poi ricrearlo più piccolo, come era nella realtà.


Nella parte sottostante ho riprodotto con una fresetta la "X" di irrigidimento presente sul fondo e le due barre trasversali di rinforzo, con delle strisce di plastica recuperate dalla banca dei pezzi. Nella parte superiore è sufficiente stuccare quello che rimane del grande foro del freno.


Finite le stuccature, ho rifatto il foro per il passaggio della leva del freno posteriore e quindi ho fatto un montaggio a secco per verificare un'ultima volta che le misure tornino in modo accettabile.


Quindi ho deciso di passare al livello successivo incollando la piastra della pedana al corpo principale della Vespa. La quantità di morsetti è notevole in quanto l'accoppiamento non è precisissimo e non volevo sorprese di incollaggi a sorpresa.


Dopo una stesura del primer, si nota che, nonostante l'ampio uso dei morsetti, nella parte anteriore che sale verso il manubrio è rimasta una fessura. Si tratta di un difetto che evidentemente non è evitabile e quindi dovrò correggere con una leggera stuccatura. La parte inferiore mostra la necessità di una ancora più leggera stuccatura, ma direi che va tutto bene.


Dopo la prima stesura del colore, sono saltate fuori nuove imperfezioni che mi hanno costretto a un ulteriore intervento di levigatura con carta abrasiva, a cui seguirà una nuova sessione di verniciatura. Tra l'altro, mi sono accorto che il kit presenta una targa posteriore integrata nei due semi-gusci, ma offre anche la targa separata. Visto che ho in progetto di riprodurre la targa in modo abbastanza fedele, devo eliminare la targa integrata che si vede nelle foto seguenti.


Dopo aver ridotto la simil-targa alle dimensioni di un porta-targa, ho applicato la verniciatura finale e sono soddisfatto del risultato, sia per colore che per lucidità.



In effetti, non proprio soddisfatto, perché dall'esame delle foto sopra pubblicate mi è saltato all'occhio un difetto non da poco che mi era sfuggito a occhio nudo. Si tratta di un notevole ritiro di plastica sulla parte superiore della copertura destra del motore, come si vede nella foto inferiore sinistra, tra quelle sopra pubblicate. Quindi ennesimo lavoro di ri-levigatura a cui seguirà una ripresa del colore finale grigio metallizzato.


Una volta completata la verniciatura, ho potuto finalizzare il montaggio di tutto ciò che sta sotto
Come già spiegato sopra, per dare un po' di realismo alla Vespa ho salvato solamente il cavalletto e quindi ho dovuto ricreare le due staffe che lo tengono attaccato al fondo, la molla che riporta il cavalletto in posizione sollevata, il meccanismo del pedale del freno posteriore, la "X" di irrigidimento e le due barre trasversali di rinforzo. Alla fine del montaggio, questo è il risultato, che purtroppo si vedrà poco, ma almeno ho la coscienza pulita.


Nel frattempo ho proseguito il lavoro installando i vari accessori con piccole aggiunte e modifiche. Le uniche cose degne di nota sono le strisce gommate poggiapiedi: dopo aver provato a riprodurle con il pennello (con scarsi risultati dal punto di vista della precisione), ho deciso di ricorrere a delle striscioline di decal, che mi hanno consentito un risultato visivamente accurato e preciso.



Altro dettaglio che vale la pena di segnalare è il fanale posteriore, fornito trasparente da Italeri e che ho colorato con un miscuglio di future e rosso, per ottenere la trasparenza necessaria a vedere la lampadina che ho riprodotto internamente con un bulbo creato con sprue trasparente di recupero. Per completare l'opera, ho dipinto le due viti e il bordino del catadiottro. 


Passiamo ora al manubrio, che sarà una delle parti più visibili a fine modello e quindi merita l'investimento di un po' di tempo nel dettaglio. 
Il kit offre solamente 3 pezzi, che sono il corpo del manubrio (bianco), il trasparente e la cornice cromata che fissa il vetro. In questo caso il kit Protar originale (rivisto da Italeri) era migliore, perché offriva le leve dei freni separate, e un migliore blocchetto dei comandi luci. Una cosa certamente impattante è la mancanza della calotta interna del fanale, senza la quale il vano resta visibilmente e desolatamente vuoto. Per sopperire, ho attinto alla banca dei pezzi e ho adattato allo scopo una cupolina che non ho idea da dove provenisse. La ho forata e ho aggiunto una vera lampadina, anch'essa di ignota provenienza (non butto mai nulla).


Una volta cromati i pezzi e sistemata la calotta con la lampadina e quella più piccola della luce di posizione (creata con sprue trasparente), il risultato mi sembra soddisfacente.





Per quanto riguarda il tachimetro, mi sento di sconsigliare l'utilizzo della parte cromata 31G, perché di dimensioni sproporzionate. Osservando le voto in dettaglio che si trovano in rete, conviene senz'altro utilizzare solamente la zona già identificata sulla superficie del manubrio e applicarvi la decal. 
Da notare che la decal offerta dal kit è decisamente poco somigliante al vero tachimetro. Quindi ho deciso di rielaborare una foto presa dalla rete e riadattarne il contenuto allo spazio riservato sul manubrio.



Una volta ritagliato il tachimetro, l'ho incollato in posizione e lo ho coperto con abbondante Synthaglass, che, una volta asciutto, ricrea la calotta bombata trasparente.

Consiglio anche di ridurre molto la profondità del blocchetto cromato dei comandi (pezzo 25G), perché la profondità sarebbe decisamente sproporzionata.

Il risultato finale mi sembra soddisfacente.



Una volta mostrate le foto nel forum Modellismo Più, un amico mi ha giustamente fatto notare che avevo dimenticato di riprodurre il taglio che sul manubrio identifica la parte mobile del cambio. Quindi, ho provveduto a creare il taglio di separazione e, già che c'ero, ho aggiunto le marce con dei puntini rossi (ci sarebbero i numeri rossi, ma sono troppo piccoli da riprodurre in scala 1:9)

Le parti meccaniche e di movimento sono ben dettagliate e i colori delle stampate consentirebbero tutto sommato un montaggio senza ricorrere a pennello o aerografo. Io ho deciso di colorare tutti i pezzi, per ottenere la differenziazione tra le parti, che si nota in molte foto della Vespa.  Inoltre, il lavaggio a olio è molto più semplice sul colore.

Il retrotreno non presenta particolari problemi di assemblaggio, ma qualche attenzione è necessaria nel momento in cui si inserisce il blocco motore nella scocca, fissandolo con il perno trasversale. Infatti, per ottenere l'inclinazione corretta rispetto alla moto, ho dovuto accorciare di 1mm l'ammortizzatore posteriore (il cilindro nero che si vede sulla sinistra), Ho dovuto anche ridurre la dimensione del riscontro che si nota sulla destra del foro che ospita il perno di accoppiamento con la scocca.

L'avantreno si assembla facilmente seguendo le istruzioni, ma secondo me conviene evitare di montare la molla e incollare l'ammortizzatore in posizione fissa. Abbastanza problematico l'incollaggio del parafango, che va studiato bene e modellato per fare in modo che alla fine sia allineato con la ruota.

Sui cerchi delle ruote consiglio di stuccare i segni degli estrattori, che chiaramente non esistono sull'originale.


La targa è un "progetto nel progetto". Inizialmente pensavo di cavarmela utilizzando il pezzo cromato offerto dal kit (a onor del vero un po' semplicistico), su cui incollare una stampa della targa riprodotta da me con CorelDraw. Poi però il buon enrico63 mi ha amichevolmente proposto di realizzare la targa in 3D e quindi mi sono buttato nell'impresa.



Innanzitutto ho trovato immagini di targhe motociclistiche e portatarga di Vespa d'epoca. 
Poi ho realizzato il porta targa con le viti e la grafica della targa trentina in rilievo.
La stessa grafica mi è servita anche per la decal da applicare sulla stampa 3D.










A sinistra i prodotti della stampa decal e resina, mentre a destra il risultato dell'accoppiamento.


Dopo gli ultimi dettagli, tra cui le scritte "vespa" davanti e "Primavera" dietro (diverse da quelle fornite nel kit), penso di poter considerare finita la lavorazione dello scooter e iniziare a pensare a un'opportuna ambientazione.





Per ambientare il mezzo in modo coerente, ho pensato di ricreare la tipica pavimentazione da paese di montagna in Trentino. Credo non ci sia nulla di più tipico di una stradina pavimentata a cubetti di porfido, disposti come si fa dalle mie parti. Quindi, ho scattato una foto dall'alto (sotto a sinistra). Con il supporto di CorelDraw, ho ridimensionato la foto in scala 1:9 (basandomi sulla dimensione media dei cubetti) e vi ho aggiunto l'ingombro della basetta e la Vespa, per capire come si inserisce.




Una volta stabilite le dimensioni, ho ritagliato un pezzo di polistirolo ad alta densità da 3 cm e con un altro pezzo triangolare alto 1 cm ho creato la parte rialzata del marciapiede, che ho incollato in posizione con colla vinilica.

Ho stampato in bassa risoluzione la porzione di pavimentazione in porfido, che utilizzo per ricalcare il disegno reale sul polistirolo, utilizzando uno spezzone di sprue appuntito.







Utilizzando il trapanino con una fresetta da dentista ho creato le incisioni della profondità che mi sembrava corretta ad occhio e questo è il risultato.












Dopo una mano di nero molto diluito a pennello per creare un fondo un po' movimentato, ho creato un color "porfido" di base che ho utilizzato su un po' di cubetti, sempre molto diluito. Poi ho aggiunto del viola, e ho fatto un altro po' di cubetti, dell'arancione, e altri cubetti, e via così per simulare un po' quello che vedeva l'occhiometro (strumento sofisticatissimo).
Qui il risultato sovrapposto all'originale con vista dal 3° piano: considerato che manca la passata di trasparente opaco, che tende a schiarire il risultato, direi che ci siamo.


Gli ultimi passaggi hanno riguardato alcuni piccoli ritocchi e miglioramenti, come il piccolissimo foro del tubo di scarico (che da scatola sarebbe pieno), l'aggiunta della serratura della sella, l'inversione del fregio sul parafango (che era capovolto). Per fedeltà storica, ho dovuto riprodurre la targhetta rettangolare "125 primavera" posteriore e la scritta "vespa" anteriore, in quanto quelle offerte dal kit non corrispondevano alla versione di mio padre; per la loro produzione ho stampato le grafiche con la laser e la ho incollate su un pezzo di acetato di recupero, per dare il giusto spessore e la rigidità necessaria a un buon incollaggio con la colla vinilica. Anche la scritta "PIAGGIO" sul retro della sella è autoprodotta su decal.

Queste le foto del modello finito e imbasettato.





Per fare alcune considerazioni conclusive sul modello, questo kit Italeri si presta a essere interpretato in due approcci: il primo è come puro divertimento, per chiunque desideri riprodurre questo pezzo di storia italiana, tutto sommato facile da assemblare da scatola e potenzialmente senza nemmeno necessità di utilizzare i colori. Il secondo è l'approccio modellistico, che considera maggiormente la fedeltà storica e tecnica, con la conseguente necessita di apportare almeno le migliorie che ho spiegato in questo Work in progress.  Mi sento quindi di consigliare a chiunque questo kit.

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