FIAR BR.20 "YI-Shiki"



 Dati Kit
ModelloFIAT BR.20   
Produttore, scala
  
Italaerei, scala 1/72
  
 Cenni storici
SoggettoYI-Shiki del 12° Sentai Aviazione Imperiale Giapponese
LivreaRegia Aeronautica con Hinomaru
Luogo e periodoKosyurei, Manciuria, Cina orientale, 1938
Cenni storici
A partire dal 1937, i Giapponesi erano impegnati nella seconda "guerra sino-giapponese" e avevano urgente bisogno di un bombardiere, in attesa dello sviluppo del Mitsubishi Ki-21. In quel periodo, il FIAT BR.20 stava fornendo prove convincenti nel suo impiego nella guerra di Spagna e quindi l'Aeronautica Imperiale Giapponese firmo con il governo italiano un contratto per la fornitura di 82 BR.20 (denominati YI-Shiki - Tipo 1), 28 motori A80 di riserva, oltre a parti di ricambio e munizionamento. La consegna, il montaggio e la formazione furono travagliate, anche per il fatto che non era stato previsto che il velivolo avrebbe operato in condizioni di freddo estremo. Nonostante il comportamento operativo tutto sommato "onesto" del BR.20, i Giapponesi non lo amarono e rapidamente gli preferirono il leggermente più moderno Ki-21.
Ho intenzione di realizzare il velivolo appartenente al 1° Chutai (Gruppo), 12° Sentai (Stormo), probabilmente appartenuto al Sottotenente Miyajima. L'aereo era riconoscibile per l'ideogramma sulle derive, che significava probabilmente "Festeggiare la felicità", come riportato nella didascalia dell'interessante articolo "I FIAT BR.20 DEL SOL LEVANTE" pubblicato su "Storia Militare" a cura di Angelo Emiliani. 

 Realizzazione
ProduzioneRealizzato da kit con aggiunta di dettagli autocostruiti
ColorazioneColori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio
TempisticheMaggio - Ottobre 2024
Ambientazione
  
Su basetta autocostruita  

 Note
Il modello partecipa alla campagna "Italeri" 2024 di Modellismo Più.

 Foto del soggetto originale



 W.I.P. - La costruzione del modello

Il kit che utilizzerò è l'Italeri n.103 stampo realizzato nel 1972 dalla casa di Calderara e ristampato come l'originale nel 2011 come "Vintage Collection" in edizione limitata. Quindi scatola nuova con grafica originale utilizzata nel 1972 per il 3° kit prodotto dall'allora ITALAEREI. Aprendo la scatola si ha in effetti la sensazione di tornare al passato e la prima cosa che salta all'occhio è la ristampa delle istruzioni originali del kit N.103.

Altra cosa che trovo simpatica è che Italeri ha pensato bene di ristampare le sprue di allora scegliendo anche il tipico colore nocciola di un tempo.

Nei trasparenti c'è anche l'immancabile (per quegli anni) piedestallo trasparente marchiato ITALAEREI. Le decal invece sono nuove, ma a me non serviranno, in quanto utilizzerò la poca grafica necessaria per realizzare il mio soggetto da esportazione (la stampa in basso).

Mi piacerebbe montare il kit vintage così come è, con i suoi difetti, ma penso che cederò alla tentazione di sistemare almeno l'errore evidente dei finestrini e del generatore. Sul resto deciderò in corso d'opera.


Ho deciso di partire con la correzione più sostanziale, che riguarda lo spostamento in avanti di circa 10mm del generatore e del secondo finestrino laterale (quest'ultimo si entrambi i lati della fusoliera). 

Innanzitutto, ho tracciato le linee di taglio, scegliendo con attenzione delle zone dove non ci siano dettagli che andrebbero persi. Infatti, ho intenzione di fare l'intervento di taglia/incolla nel modo più chirurgico possibile, per non andare a intaccare la fine rivettature presenti sulla fusoliera.
Quindi, ho deciso di non utilizzare un seghetto, ma di incidere la plastica dall'interno, in modo da ridurre al minimo la parte tagliata sulla superficie esterna. Per fare questo, ho praticato dei forellini con una punta da 0,30mm nei punti chiave dall'esterno, in modo da avere dei riferimenti per incidere dall'interno (vedi foto sotto a sinistra). Nella foto di destra si notano le sezioni tagliate, dove la parte più chiara è solamente il colore preso dalla plastica "stressata" dall'incisione interna, ma che non credo si noterà una volta riassemblate le sezioni (o almeno spero).


Per riallineare in modo corretto e preciso i pannelli scambiati, ho fissato dei riscontri nella parte bassa, mentre sopra il pannello appoggia direttamente sulla parte inclinata della fusoliera (foto sotto a sinistra). Approfittando dello scambio di pannelli, ho eliminato il simulacro del generatore Pellizzari e realizzato la scatola interna, visto che mi sembra un dettaglio carino da riprodurre estratto. Nella foto sotto a destra si notano i pannelli riposizionati in modo che i finestrini e la Pellizzari siano nella posizione corretta. Per ottenere il suddetto "lavoro chirurgico", utilizzerò una fresa dentale per rifinire le giunture dei pannelli.



Per quanto riguarda i vetri, ho dovuto chiaramente separare i singoli finestrini, che erano accoppiati in base alla vecchia disposizione. Per cercare di limitare il fastidioso effetto plasticoso dato dalla rifrazione della luce sulla spessa plastica trasparente, ho dipinto di nero i bordi, per simulare una sorta di guarnizione dei finestrini.









Gli interni offerti dal kit sono un po' spartani, ma, se si considera lo standard dei primi anni '70, penso che non fossero niente male. Stando alla foto che ho preso come riferimento, i sedili sono decisamente larghi, perché in pratica riempiono completamente la larghezza dell'abitacolo. Quindi li ho dovuti ridurre parecchio in larghezza e ne ho approfittato per riprodurre i braccioli con della sprue filata. Dato che il mio proverbiale "braccino" mi ha vietato di acquistare fotoincisioni (che poi non si apprezzerebbero nemmeno, una volta chiuso il tutto), ho deciso che le gambe dei seggiolini vanno bene così. Invece ho riprodotto gli accessori (schienale e cinture) stampando le fotoincisioni Eduard su carta e ritagliandole. Ritengo che l'effetto dall'esterno sarà buono. Mi sono accorto solo dalle foto che si nota il bordo bianco della stampa, cosa a cui porrò rimedio con le matite acquerellabili.
Stessa soluzione anche per la strumentazione frontale, mentre ho riprodotto la console centrale con pezzi di recupero, a cui ho aggiunto anche le manopole e le leve. Per quello che si vedrà dall'esterno, lo considero più che sufficiente.



Dopo aver provveduto al taglio e all'applicazione delle mascherine dei finestrini e aver colorato i bordi delle cinture riprodotte in carta ho incollato gli interni nella semi-fusoliera destra. Prima di chiudere il tutto dovrò mascherare i trasparenti della torretta dorsale e riprodurre l'apparecchiatura con la bussola che va sistemata sopra alla strumentazione frontale.









Nel frattempo, ho iniziato a lavorare alle eliche e ai motori. A parte la pulizia dei pezzi, i motori sono un po' approssimativi, ma li ritengo sufficienti per la scala e per quello che si vedrà alla fine e quindi mi sono limitato a curare la colorazione e l'invecchiamento.
Le eliche invece sono più visibili e necessitano di maggiore dettaglio. Contrariamente a quanto fatto per lo Ju-52, dove avevo dovuto disegnare interamente le eliche in 3D per poterle stampare (in quanto quelle del kit erano a 2 pale anziché 3), in questo caso mi risulta più rapido dettagliare riproducendo i "cilindretti" presenti per ogni pala, che credo fossero responsabili della regolazione del passo dell'elica. Mi ero anche preparato ad applicare le decal sulle eliche, ma, dopo un controllo attento delle foto scattate in Giappone, ho scoperto che sulle eliche dei BR.20 giapponesi non erano presenti né le marche, né le tip sulle estremità. Le superfici posteriori delle eliche erano nere.


La riproduzione dei flabelli dei motori non è fra le parti più riuscite del kit e per restituire un po' di realismo alla vista peso sia necessario almeno aprire le parti sotto alle alette mobili. Si tratta di un'operazione lunga e laboriosa da fare sulle quattro semiali. Ho iniziato facendo dei piccoli fori con una mini-punta da trapano e portato a termine con una fresetta da dentista.


Il montaggio delle ali non crea particolari problemi se non per il fatto che, per fare in modo che la colla faccia il proprio lavoro, ho dovuto grattare via il primer che avevo dato per verificare lo spostamento dei finestrini. Poi ho utilizzato degli elastici per tenere le ali con il giusto angolo di inclinazione durante l'asciugamento della colla.




La mascheratura dei trasparenti è un'operazione che su questo genere di soggetti è sempre lunga e necessita di un'infinità di pazienza ... ora una pausa per disintossicarmi un po' prima di iniziare con il muso,












Da un problema all'altro, è ora di affrontare il problema delle derive, perché, da quello che ho capito, il kit fornisce delle derive con dimensione e forma non corrette. Ero convinto che si trattasse di un problema della versione M (successiva alla mia). Invece, durante la realizzazione dei suoi modelli a inizio anno, un utente ben informato di M+ mi ha detto che è un problema per tutte le versioni e mi ha gentilmente inviato una copia delle derive che aveva modificato (quelle chiare nelle foto sotto). Ora, il problema è che la qualità dei pezzi clonati non è ovviamente la stessa degli originali e quindi mi viene il dubbio se non sia il caso di ritagliare dalla resina le parti aggiuntive e applicarle ai pezzi originali (operazione un po' rischiosa).




Alla fine, dopo alcune prove con risultati sconfortanti, ho deciso di modificare le derive originali del kit, operazione abbastanza laboriosa, ma dal risultato che spero sia qualitativamente migliore.
Nella foto una fase del processo, dove si nota che ho dovuto accorciare in verticale le derive e allungare della stessa misura le parti mobili, oltre ad alzare il tutto.










Completato il lavoro sulle derive e la laboriosa operazione di mascheratura delle parti trasparenti, sono passato alla stesura del primer, che (come sempre) ha evidenziato parti e dettagli da stuccare in modo più accurato.
Una volta applicato il preshading, il bimotore è pronto per le operazioni di verniciatura (le mie preferite).





Dopo essermi studiato diverse fonti documentali (sempre con riferimento alle colorazioni pre-1938) ed essermi confrontato con alcuni amici ben informati, ho deciso finalmente quali saranno i colori del mio BR.20.
Innanzitutto ho abbandonato l'idea esotica dello schema a 4 colori, dato che non ho trovato evidenze concrete del suo utilizzo.
Le superfici inferiori saranno in alluminata, mentre per le superfici superiori partirò con il Giallo Mimetico 3 (FS33434), seguito dal Verde Mimetico 53192 (FS34258) e quindi dal Marrone Mimetico 53193 (FS30140).
Qui di fianco i protagonisti in ordine di apparizione.






Come da scaletta, ecco la stesura del Giallo Mimetico 3, rappresentato dall'Italeri 4645.



Dopo la mascheratura del giallo, è il turno del secondo colore, il Verde Mimetico 53192, rappresentato dal LifeColor UA115, a cui ho aggiunto una punta di grigio chiaro, per desaturarlo leggermente.



Con la stesura del 3° colore, Marrone Mimetico 53193 (FS30140) rappresentato dal Vallejo 71035. si conclude la fase delle grandi mascherature. A parte alcuni ritocchini, sono complessivamente soddisfatto. Ho scelto di stendere i singoli colori limitatamente sulle rispettive zone, anziché procedere per sovrapposizione, perché in questo modo ho mantenuto costante su tutte le superfici l'effetto preshading, che dà un po' di movimento all'aspetto complessivo e lo rende meno giocattoloso.



Nel frattempo. su alcune foto ho notato delle piccole scritte bianche che inizialmente erano difficilmente interpretabili.




Rispetto alle scritte tipiche dei soggetti utilizzati dalla Regia Aeronautica, e proposte anche nelle decal del kit, la mia impressione iniziale è stata che nei soggetti da esportazione si fossero limitati a "BR 20".

Nella discussione nel forum (fortuna che esiste Modellismo Più) è emersa invece una realtà differente. Grazie alla consultazione di Ali d'Italia n.23 dedicato al BR.20 Cicogna, si è scoperto che le piccole scritte sugli I-Shiki (i modelli esportati in Giappone) erano riferite al "Numero di Costruzione" (n.c.), come si evince dai profili sotto.








Sempre nella stessa pubblicazione è riportata la lista di produzione, che indica i modelli I-Shiki come "Model 100", prodotti dal febbraio all'agosto 1938.
Incrociando questa informazione con quella dell'esemplare n.c. 178, prodotto nel luglio 1938 per la Fuerza Aerea Venezolana, si desume che probabilmente i n.c. degli I-Shiki fossero iniziati con il 100 (di Model 100).



Quindi immagino di non creare un falso storico se recupero i numerini delle decal fornite da Italeri (vedi sotto), con cui posso numerare il mio soggetto 100, 102, 103, 108, 120, 122, 123, 128, ecc.

Alla fine ho optato per il numero di costruzione 138.











Di seguito le foto successive all'applicazione delle decal.




Tra un colore e l'altro mi sono dedicato anche ad alcuni dettagli, come ad esempio gli scarichi.

Anche se stanno sotto le ali, ci tenevo comunque a renderli un po' più realistici, perché il kit offre due pezzi di plastica piena. Il lavoro minimo sindacale mi sembrava l'apertura dei fori e per questo mi sono attrezzato con delle punte da trapano del Lidl che consiglio caldamente. Si utilizzano benissimo con l'indice e il pollice e lavorano benissimo sulla plastica.

Sotto a sinistra si vede la quantità di plastica estratta da un singolo scarico, mentre a destra il lavoro finito.



L'ultimo passaggio della verniciatura ha riguardato la finitura, che ho scelto di fare opaca con il Gunze H20 sporcato con una punta di Tamiya XF-14, in modo da amalgamare meglio le decal al resto dell'aereo. Come ultimo passaggio ho sostituito l'antenna circolare, perché quella del kit era un po' troppo grossolana, e riprodotto i tiranti delle ali e la particolare antenna filare sul dorso.
Queste le foto del modello che considero finito, in attesa di posizionarlo su una basetta.





Per dare una giusta contestualizzazione al velivolo, ho preparato una base di [colla vinilica + acqua + fugante per piastrelle + nocciola].
Su questo terreno si tratta di "seminare" un po' di erba, per un minimo di movimento. Quindi mi sono affidato al mio "pianta-erba" elettrico. Per chi non lo conoscesse, si tratta di una racchetta fulmina-zanzare da 5€, riconvertita in strumento per piantare l'erba sintetica.
L'utilizzo di questo 
strumento altamente tecnologico e professionale prevede di caricare elettrostaticamente l'erba sintetica in modo che il risultato della posa la veda stare in verticale sul terreno. Per fare questo, si pianta uno spillino e vi si attacca uno dei poli, mentre l'altro carica il colino metallico.


Una volta stesa la colla vinilica molto diluita sulla porzione dove si vuole piantumare, si mette un po' di erba nel colino e la si fa cadere sulla superficie umida. Sotto a destra una foto del risultato in divenire, perché non ero soddisfatto e successivamente ho aggiunto altra erba.


A onor del vero, si ottiene un risultato del tutto simile (e senza rischiare di rimanere fulminati) depositando l'erbetta sulla colla a poi passandovi sopra con una bacchetta di plastica, di quelle dei distributori automatici del caffè. Semplicemente passandola fra le dita si carica elettrostaticamente e, sfiorando la superficie erbosa, aiuta a raddrizzare i fili.

È finalmente giunto il momento di dichiarare la fine lavori a questo BR-20 italo-giapponese con le foto finali di rito. Kit più che onesto, se si considera che è stato concepito 52 anni fa, ma non privo di semplificazioni ed errori non semplici da correggere. Quindi, se si desidera ottenere un modello storicamente accettabile bisogna mettere in preventivo almeno un paio di modifiche sostanziali e miglioramenti che richiedono un certo impegno. Forse anche per questo la soddisfazione di averlo realizzato è ancora maggiore.






© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino

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