Modello | Dornier Do.228-202K | |
Produttore, scala | Revell, scala 1/72 | |
Cenni storici | ||
Soggetto | 9N-AHB - SN 8169 | |
Forza, livrea | Sita Air | |
Luogo e periodo | Lukla Airport, Nepal - Incidente del 12/10/2010 | |
Cenni storici Il Dornier Do.228 è un bimotore turboelica ad ala alta prodotto dalla tedesca Dornier GmbH dal 1981 al 1998. Ora la produzione continua da parte della Hindustan Aeronautics (indiana) e RUAG (svizzera), che ne hanno acquisito la licenza. Il successo commerciale del velivolo (anche nel settore militare) è dovuto all'affidabilità e all'alta efficienza dell'ala, che gli dà spiccate caratteristiche STOL (Short Take-Off and Landing). Per essere considerato STOL, un aeromobile deve essere capace di superare un ostacolo alto 15 metri situato a 450 metri dall'inizio della sua corsa di decollo e, in atterraggio, di fermarsi entro 450 metri dopo aver superato un ostacolo alto 15 metri. L'aereo misura 15m di lunghezza e 17m di larghezza e può trasportare 15 passeggeri. Il Dornier 9N-AHB che rappresento con il modello fu prodotto nel 1990 e, dopo aver servito per 13 anni nei Caraibi come F-OGPI, fu acquisito nel 2003 dalla neonata Sita Air, compagnia nepalese che non sembra brillare per l'attenzione alla sicurezza e alla manutenzione, tanto che le è stato interdetto lo spazio aereo europeo. La nota sulla sicurezza non è casuale, perché ciò che ha attirato la mia attenzione è la serie di incidenti a cui è stato soggetto questo aereo, che considero estremamente "fortunato" in quanto ha sempre portato a terra sani e salvi tutti i passeggeri. - nel 2010 a Lukla arriva lungo per un guasto ai freni - nel 2013 a Simikot atterra corto per nebbia e distrugge ala e motore sinistri - nel 2021 a Simikot esplode uno pneumatico in atterraggio - nel 2021 a Nepalgunj investe un cinghiale e danneggia il carrello antegiore. Nonostante tutto il vecchio Dornier risulta tutt'ora in servizio. Con il diorama riproduco il velivolo fermo contro il muro di fine pista a causa di un guasto ai freni in atterraggio all'aeroporto di Lukla, con il naso rotto, ma felice e orgoglioso di aver portato a terra tutti i passeggeri sani e salvi. Quella di Lukla è considerata (a ragione) la pista più pericolosa del mondo. Perché? Si trova a 2.846 metri di altitudine ai piedi dell'Everest, il meteo è imprevedibile, la pista è lunga solo 527m e larga solo 20m, con una pendenza di 12 gradi. Atterraggio solo in testata 06 (all'inizio di uno strapiombo) e decollo solo in pista 24. Insomma, ogni decollo o atterraggio potrebbe essere l'ultimo (e così è effettivamente stato per molti). A questo link un video del 9N-AHB in atterraggio proprio a Lukla. | ||
Realizzazione | ||
Produzione | Realizzato da kit con aggiunta di deal autoprodotte | |
Colorazione | Colori acrilici ad aerografo e pennello, invecchiamento a olio | |
Tempistiche | Febbraio - Ottobre 2023 | |
Ambientazione | Su basetta autocostruita con polistirolo ad alta densità | |
Note | ||
Ha partecipato alla campagna ModellismoPiù "Diorami" 2023 | ||
Foto del soggetto originale | ||
W.I.P. - La costruzione del modello | ||
Il
kit che utilizzerò per realizzare questo aereo particolare è il Revell 4241 in scala 1:72, stampo prodotto nel 1987. Purtroppo devo constatare che la qualità non ha nulla da invidiare ai
peggiori Amodel a cui ho messo mano in passato, con parti a finitura a
dir poco grezza e grossolana. Qui di seguito le stampate presenti nel kit, dove nella foto in basso a sinistra si notano le decal dell'esemplare dell'Esercito Italiano che volevo rappresentare, prima di convertirmi a questo interessante liner civile. Come sempre, parto con le migliori intenzioni di non perdere tempo sugli interni, visto che poi in 1:72 e ad aereo chiuso non si vedrà nulla. Però si tratta sempre di predicare bene e razzolare male, perché mi perdo a fare cinture e volantini (inesistenti nel kit) e perfino l'estintore, che nessuno potrà mai vedere appeso sotto al soffitto. I trasparenti comprendono due pezzi che includono tutti i finestrini laterali e si inseriscono senza problemi nel fori. Purtroppo, ogni singolo finestrino ha dei vistosi ritiri nel centro, che fanno sembrare i finestrini forati. Spero che alla fine l'effetto autolivellante della Future mi aiuti a ridurre il problema. Prima di chiudere le semi-fusoliere è il caso di aggiungere un po' di pesi di piombo, per non trovarsi un aereo seduto sulla coda. In realtà nel mio caso è un po' uno spreco, visto che dovrò schiantare il musetto nel muro della testata aeroportuale. Le semi-fusoliere si chiudono abbastanza bene, ma è stato necessario assottigliare un po' la parte interna della deriva sinistra, perché era così grossa che sporgeva rispetto al timone. Intanto che la fusoliera di incolla, sono passato alle ali e soprattutto ai 10 attuatori dei flap, che sono almeno abbozzati in modo decente. Restano da aggiungere le aste verticali, che riprodurrò con sprue filata più avanti, per non danneggiarle durante la lavorazione. Appena asciutta la colla, ho subito fatto una prova a secco dell'assemblaggio fusoliera-ali, per tranquillizzarmi un po'. Servirà parecchio stucco, ma almeno i pezzi si accoppiano abbastanza bene. I motori sono un capitolo a parte, perché sono decisamente sotto al minimo sindacale. Con pochissimo lavoro, Revell avrebbe potuto aprire le prese d'aria anteriori e lo scarico posteriore, ma non l'ha fatto. Non mi va di lasciarli così e quindi ho iniziato con pazienza a scavare i vani necessari con lime e accessori ad uso dentistico. Nella foto a sinistra si vedono in alto i due pezzi originali di uno dei motori e in basso i pezzi rielaborati dell'altro motore. Nelle foto che seguono si vedono a sinistra il motore e l'elica rielaborati e a destra le stesse parti originali, in tutta la loro grezzezza. Nella foto di destra si intuisce che riprodurrò lo scarico con una cannuccia. Incollati i motori nelle proprie sedi, anche in questo caso sarà necessario ricorrere a buone quantità di stucco, per riempire le trincee che restano aperte a causa degli incastri con spigoli smussati. Prima di incollare il piano orizzontale di coda alla fusoliera, ho separato gli equilibratori. Si potrebbe pensare a un attacco di masochismo, visto che le foto di Dornier in parcheggio mostrano normalmente gli stabilizzatori allineati in posizione orizzontale neutra. Ma il nostro Dornier arrivato lungo mostra stranamente i flap delle ali a riposo, mentre gli equilibratori di coda sono rimasti in posizione di picchiata. Quindi ho dovuto staccare, rilavorare e reincollare gli equilibratori. Finalmente ho incollato le ali al resto della fusoliera e per me è un
piacere particolare poter vedere finalmente la forma di questo Dornier,
perché ho un debole per gli aerei ad ala alta. Prima di unire i due pezzi ho creato le mascherature dei trasparenti, perché altrimenti sarebbe stato più scomodo farlo dopo. Come prevedibile, la fase di stuccatura sarà lunga e tempestosa. Il lavoro di stuccatura e levigatura, da effettuare n-volte, è più lungo di quanto mi aspettassi, perché a ogni controllo post-levigatura saltano fuori nuovi recessi da riempire e imperfezioni da sistemare con lo stucco liquido. Quindi mi sono preso una pausa (si fa per dire) e ho iniziato a mettere mano ai cofani che coprono il carrello posteriore. Quelli veri sono delle lamiere di pochi millimetri e Revell le ha riprodotte in 1:72 con lo spessore di 1,3mm. Nella foto si vede in primo piano una copertura assottigliato, almeno quanto basta per accontentare l'occhio, e in secondo piano quella con lo spessore originale. Fra una stuccatura e l'altra ho posizionato i carrelli con le coperture assottigliate e aggiunto le aste di controllo del complicato sistema di movimento dei flap. Come
i più attenti potrebbero notare, a forza di stuccare, levigare e
lavare, mi si sono rovinate le mascherature dei trasparenti e quindi le
ho dovute togliere per rifarle alla fine delle rettifiche (lavoro che
odio con tutto il cuore). Ora si tratta di rimascherare i vetri e poi proverò a primerizzare. Come
ampiamente prevedibile, anche dopo aver applicato il primer al velivolo sono
saltate fuori tutta una serie di magagne da sistemare e quindi ora è la
volta delle stuccature e lisciature di fino. Non avendo voglia di applicare ulteriore primer, sono passato direttamente al preshading. Nonostante si tratti di un "liner" e quindi di un velivolo relativamente pulito e lineare, cerco di dare un minimo di movimento al bianco finale, per aggiungere una nota realistica ed evitare l'effetto giocattoloso, sempre in agguato. Per coprire in modo sufficiente il preshading ci sono volute diverse mani di Gunze, un po' perché lo diluisco sempre molto per poter tarare la copertura, un po' perché forse avrei dovuto usare un grigio più chiaro per il preshading. Comunque questo è il risultato, considerando che i piani di coda saranno blu e quindi non ho insistito più di tanto. La mascheratura ha necessitato di un lavoro lunghissimo e di grande pazienza e precisione. Visto che dovrò aerografare azzurro, blu e nero, ho voluto evitare completamente che la superficie bianca mi prendesse per sbaglio una spruzzata di colore o anche solo i fumi, che sarebbero subito visibili. Per quanto riguarda la livrea con i due toni di blu, mi sono stampato in scala due viste laterali ortogonali, per poi riportarle sul nastro, tagliato poi con il cutter piroettante. Ho iniziato dall'azzurro, che sembra corrispondere molto bene al Tamiya X-14 Sky Blue. Nella stessa sessione ho dato anche il nero sul bordo d'attacco alare e della deriva, oltre alla mascherina del parabrezza anteriore. Nella prossima sessione darò il blu più scuro alla parte bassa della fusoliera e ai motori, oltre al nero agli stabilizzatori. Questa di seguito è la fase di seconda mascheratura, per la verniciatura del blu scuro e del nero degli stabilizzatori. Le decal sono andate su senza problemi, evidenziando un'ottima qualità. Il supporto è perfettamente trasparente, finissimo, ma nello stesso tempo molto robusto, tanto che mi ha perfino consentito il riposizionamento a posteriori di due decal che ho scoperto solo dopo che sul mio aereo erano "fuori ordinanza". Inoltre reagiscono molto bene all'ammorbidente, non lasciando tracce di silvering. Ora il Dornier è stato lucidato con la future e ho aggiunto eliche e ruote. Mancano ancora alcuni dettagli, ma preferisco aggiungerli solo dopo aver distrutto il muso. Le foto seguenti non aggiungono molto, ma le pubblico solo per dovere di cronaca. Ora che l'aereo è a buon punto, è il momento di iniziare a studiare come realizzare l'ambientazione nel famigerato aeroporto di Lukla e precisamente poco dopo l'incidente che ha visto fermarsi il Do-228 nel muro di fondo pista a causa di un guasto all'impianto frenante.
Innanzitutto ho recuperato una foto del sedime aeroportuale e la ho raddrizzata e scalata in scala 1:72, basandomi sulle diverse foto di aerei scattate dal sentiero che passa in fondo alla pista e dal piccolo parcheggio aeroportuale. Confesso che mi sarebbe piaciuto riprodurre una zona più ampia, ma il poco posto disponibile in casa non mi consente una basetta sufficientemente grande. Quindi mi limiterò a riprodurre il minimo sindacale per contestualizzare l'evento. Come si vede dal progetto in pianta, oltre alla porzione di pista su cui appoggia l'aereo, cercherò di riprodurre il sentiero che scende verso il parcheggio dell'aeroporto e l'inizio del terrapieno.
Nelle foto seguenti un paio di prove con il modello, per verificare che le dimensioni siano corrette, o quanto meno plausibili. Mi sono anche fatto una prima idea di dove dovrebbe essere il buco che ospiterà il muso dell'aereo.
Per la realizzazione della pista asfaltata mi sono fidato del consiglio dell'amico Stephane, che mi ha suggerito di addizionare del talco al colore. Quindi, perso per perso, ho preso un vecchio acrilico nero (anche scaduto), ho aggiunto una goccia di bianco e una palettina da caffè di talco, mescolando il tutto con il solito pennello a punta lunga. La visione delle foto seguenti è sconsigliata ai deboli di cuore e vietata ai minori 😅 Il risultato è una superficie ruvida che secondo me è compatibile con l'asfalto della "rinomata" pista nepalese in 1:72. PS per chi ci volesse provare, è bene che sappia che alla fine della sessione ho dovuto smontare l'aerografo e togliere dalla duse una densa poltiglia più simile allo stucco che al colore, ma il risultato è comunque arrivato. Per
la mascheratura della segnaletica orizzontale ho utilizzato CorelDraw,
con cui ho "tracciato" la grafica direttamente dalla foto raddrizzata.
Poi ho stampato su un cartoncino da utilizzare come maschera. Il
processo però non è andato liscio come mi immaginavo, perché il
cartoncino era troppo leggero e non aderiva bene alla pavimentazione.
Quindi l'aria dell'aerografo lo faceva alzare con conseguente uscita del
colore. Quindi tutto da rifare, questa volta con carta adesiva e
risultato più soddisfacente. È giunto il momento di mettere mano anche al resto della testata aeroportuale e quindi, sulla base del progettino precedentemente mostrato, ho creato con dei pezzi di polistirolo ad alta densità la struttura che riproduce i muri e il sentiero che scende alla pista. Poi, con un pezzo di sprue mi sono creato una punta della dimensione più comoda per incidere la superficie in modo da rappresentare il muro. Il lavoro è lungo, tedioso e portatore di crampo alla mano, ma va fatto. Questo di seguito è il risultato dopo un tempo che non so quantificare. Come primo passaggio, ho dato una passata di grigio, che è il colore di base delle pareti. Successivamente ho applicato un lavaggio esteso a olio per scurire tutti
gl iinterstizi tra i sassi, seguito da un dry brush chiaro fatto
dall'alto al basso, per illuminare le parti esposte alla luce. Poi ho cercato di riprodurre il muschio che ricopre completamente il muretto che separa il sentiero dalla pista, come si vede nella foto dell'incidente. A questo è seguita la posa della ghiaia del sentiero e infine l'erba che cresce sui bordi del passaggio pedonale e sul terrapieno che lo sovrasta. Il passaggio finale è rappresentato dal tentativo di far corrispondere meglio la scenetta alla realtà, movimentando un po' il colore del sentiero e soprattutto differenziando i sassi aggiungendone di più chiari, sempre basandomi sulla foto dell'incidente. Nelle foto è un po' tutto con colori sparati, a causa dell'illuminazione notturna, ma dal vivo l'impressione è migliore. Al momento di dover incollare il "manufatto alla basetta della pista, mi sono posto il problema del collante. Di solito prediligo la vinavil, semplice, prevedibile e affidabile, ma con tempi lunghi e in questo caso con il problema della difficoltà di tenere in pressione il pezzo sulla base. Quindi ho pensato al mastice, applicandolo con il metodo più stabile e tenace, che prevede di stenderlo su entrambe le superfici e attendere l'asciugatura per una ventina di minuti, prima di unire i pezzi in modo indissolubile. Quindi ho steso una dose di mastice sulla base e poi sul polistirene, non pensando che il mastice su questo ha un effetto altamente corrosivo. Fortunatamente sono riuscito ad asportare il prodotto e stenderlo più uniformemente, prima che arrivasse alla superficie opposta. Una volta incollati i pezzi e aggiunta l'erba che cresce alla base del muro, ecco il risultato, dove si nota anche il punto dove il muso del Dornier si schianterà nel muro. Ed ecco la foto della basetta pressoché finita (foto che peraltro è la 100a di questo Work In Progress). Ho sporcato la superficie con i segni degli pneumatici degli aerei che si portano fino all'estremo della pista per prendere la rincorsa e ho cercato di riprodurre le colature che dal muro di contenimento si spargono sulla pista. A dire il vero, nella parte destra, dove il percorso pedonale scende, mi piacerebbe aggiungere un cartello che in realtà si trova sul terminal (se così si può chiamare l'edificio di Lukla). Sarebbe un falso storico, ma mi piacerebbe contestualizzare la basetta. Ci penserò da qui alla fine. Alcuni amici hanno insistito affinché popolassi la scenetta con alcuni "omarelli", fino al punto che l'amico Alessandro mi ha voluto regalare 4 ottimi figurini civili della Preiser. Il pilota e il tecnico saranno posizionati attorno al velivolo, mentre la coppia di giovani turisti guarderà curiosa l'aereo incidentato dal percorso pedonale. Quindi mi sono dovuto mettere d'impegno e ho provato la nuova esperienza della pittura dei figurini con colori a olio. Il risultato non mi sembrava male, ma l'olio non voleva saperne di asciugare. Qui sotto il risultato a olio. Confrontandomi con gli amici della stanza del Forum M+ dedicata ai figurini, ho scoperto che la tecnica del colore a olio non si presta a queste dimensioni, ma in realtà nemmeno a figurini più grandi. Quindi ho sverniciato tutti i figurini riportandoli alla base acrilica che avevo dato ad aerografo e sono ripartito con la colorazione ad acrilico vinilico, con risultato finale molto simile a quello che avevo ottenuto a olio, ma chiaramente più stabile. Poi ho aggiunto altri dettagli e le righe catarifrangenti sul gilet ad alta visibilità (ritagli di decal). Infine il trasparente opaco sui vestiti, lucido sulle scarpe, sui fregi, sui gradi e sulla visiera del pilota, satinato sui capelli. Ora manca il lavaggio, con cui approfitterò anche per giocare un po' con le ombre. Qui sotto il risultato pre-lavaggio. Nelle foto che seguono i figurini finiti, dopo aver applicato un lavaggio a olio e un'altra passata finale di trasparente opaco. Ora che la contestualizzazione del Dornier è a buon punto, è giunto i momento di riprendere il lavoro sul velivolo, che deve essere "incidentato". Dato che mi sembra scomodo e sconveniente distruggere il muso dell'aereo, il modo più opportuno per simulare i danni da schianto con il muro mi sembra sia di forare il polistirene, incassarci il muso e riprodurre il danno con carta stagnola. Ho scelto quella che copre i tappi dello spumante, che è più consistente e quindi la considero più valida per darle la forma giusta. Il lavoro sul musetto prosegue e non è molto semplice, perché la finitura bianca fa sì che la stuccatura per far sparire lo scalino della carta stagnola sia abbastanza delicata. La parte più difficile in questo caso è stuccare e levigare in modo da far scomparire lo scalino, che, seppur minimo, con una superficie liscia e lucida si nota sempre. Tra l'altro, sfortuna vuole che avessi finito il bianco Gunze lucido che avevo utilizzato per l'aereo e quindi ho dovuto ritoccare con l'opaco, addizionato di abbondante Future. Proseguendo
con il dettaglio, ho aggiunto le varie antenne (fisse e filari) e
quelli che dovrebbero essere due tubi di pitot sul muso (foto sotto a sinistra). Solo che quelli mi sembravano inguardabili, nonostante avessi sostituito le parti terminali con sprue filata. Colto da un raptus, ho staccato i due tubi, che, essendo incollati con
la ciano, si sono portati via la finitura lucida e anche la vernice
sottostante. Quindi ora si riparte con lo stucco, la levigatura, ma
verniciatura e la sostituzione dei tubi con filo metallico e relativa
guaina (foto sotto a destra). Ecco fatto anche il penultimo passaggio, molto delicato, che ha riguardato l'aggiunta dei 18 dispersori: 4 per ala, 3 per stabilizzatore, 3 sul timone di coda e 1 sul posteriore, sopra alla luce di coda. A questo ha fatto seguito un invecchiamento a olio, basandomi sulle foto. Dopo aver completato il lavaggio a olio e la finitura "lucida ma non troppo", con le prossime foto posso considerare il Dornier finito e pronto per essere imbasettato nel luogo dell'incidente. Come premesso, la basetta è già a buon punto, perché mi sono tirato avanti durante le pause tecniche del modello. A parte i figurini, uno dei dettagli che ho già preparato è il cartello che posiziono lungo il percorso pedonale, che mi sono preso la licenza di spostare dalla facciata del terminal per contestualizzare meglio il diorama. Ecco la base del diorama con le due coppie di figurini sistemate nelle proprie posizioni, in attesa di accogliere il Dornier, che sta ricevendo gli ultimi ritocchini e finitura definitiva. Nel frattempo ho ricevuto un graditissimo omaggio da parte dell'amico "Enrico il Cartomante" (ora Mastro 3D), nonché Campaign Leader della campagna. Trattasi di un fotografo 1:72 da aggiungere alla scenetta per dare un tocco umano aggiuntivo. La transenna è un vero e proprio esercizio sulla qualità della stampa e sulla pazienza nel pulire il tutto dai supporti. Nella pratica se ne è salvata solo una delle due. Finalmente posso dichiarare concluso il diorama, con cui ho voluto omaggiare questo Dornier 228-202K "fortunato" a modo mio. Certamente si sarebbe potuto fare di meglio, ma sono sicuro che il bimotore tedesco non se la prenderà e anzi ne sarà lusingato, visto come è abituato a essere trattato da quelle parti. Ecco le foto finali. |
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© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino
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Dornier Do.228
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