Macchi-Castoldi M.C.72 Idrocorsa
Modello | Macchi Castoldi M.C.72 Idrocorsa | |
Produttore, scala | Delta, scala 1/72 | |
Cenni storici | ||
Soggetto | M.M.181 pilotato dal maresciallo Francesco Agello | |
Forza, livrea | Regia Aeronautica - Reparto Alta Velocità | |
Luogo e periodo | Desenzano del Garda (BS) - 23/10/1934 | |
Cenni storici Il Macchi-Castoldi M.C.72 è un idrovolante da corsa ideato nel 1930 con l’intenzione di vincere la prestigiosa Coppa Schneider. Le prove di collaudo iniziali fecero ben sperare di riuscire nell’impresa, ma si presentarono dei gravi problemi con il potente propulsore e il collaudo fu molto più lungo e laborioso del previsto, oltre a costare la vita ai piloti Giovanni Monti e Stanislao Bellini. Abbandonate le velleità per la Coppa Schneider, il Reparto Alta Velocità della Regia Aeronautica puntò a stabilire il nuovo record di velocità. Il primo record arrivò il 10 aprile 1933 alle ore 11:00, quando il Maresciallo Francesco Agello con l’M.C.72 M.M.177 effettuò cinque giri sul Lago di Garda alla velocità media di 682,078 km/h. L’ 8 ottobre 1933, utilizzando lo stesso M.C.72 M.M. 177, ma con un motore meno spinto, il tenente colonnello Guglielmo Cassinelli stabilì il record del mondo di velocità sui 100 km con la media di 629,39 km/h, sul percorso Falconara - Pesaro e ritorno. Il 21 ottobre 1933, sempre lo stesso M.C.72 M.M. 177, ma pilotato dal capitano Pietro Scapinelli, conquistò al largo di Falconara Marittima la prestigiosa Coppa Blériot, destinata al primo pilota che avesse volato ad almeno 600 km/h per mezz'ora, con la media di 619,37 km/h. Il 23 ottobre 1934, Francesco Agello, a bordo dell'M.C.72 M.M.181, batté il suo stesso record con una velocità media di 709,209 km/h. Quest'ultimo primato rimane da allora imbattuto per quanto concerne la categoria idrovolanti propulsi da motore alternativo. L’aereo era spinto dal FIAT AS.6, composto da due motori in tandem con una cilindrata complessiva di oltre 50.000 litri e una potenza di 3.100 cavalli. I motori trasferivano la potenza alle due eliche coassiali e controrotanti. Il velivolo del record è l'unico rimasto dei cinque esemplari prodotti ed è custodito nel Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle. L’aereo che cercherò di riprodurre con questo kit è proprio la M.M.181 del record imbattuto di Francesco Agello. | ||
Realizzazione | ||
Produzione | Realizzato da scatola con autocostruzioni | |
Colorazione | Colori acrilici ad aerografo e lavaggio a pennello | |
Tempistiche | Giugno 2022 - Novembre 2024 | |
Ambientazione | ||
Note | ||
Tentò di partecipare alla Campagna "Racers" 2022 di Modellismo Più, ma non fu finito in tempo. | ||
Foto del soggetto originale | ||
W.I.P. - La costruzione del modello | ||
Il
kit che utilizzerò per realizzare questo aereo è il famigerato Delta del 1973. Gli amici a cui ho anticipato l'idea di montare questo kit si possono raggruppare in 3 categorie: quelli che mi hanno diffidato, quelli che mi hanno espresso il più sentito cordoglio e quelli che mi hanno detto che, se riuscirò a finirlo sarò il loro nuovo mito. Questa cosa mi dà un po' da pensare ... Comunque sia, venendo dalla gavetta Amodel, qualche speranza me la concedo. Il
kit, inviatomi diversi anni fa da un altro modellista (frutto di uno
scambio), contiene anche quelle che credo siano fotoincisioni in
aftermarket della Vintage, che includono anche delle decal decisamente
migliori di quelle originali inutilizzabili. Ecco la box art e il contenuto del kit. Comunque
ho iniziato con la (lunga) pulizia sommaria dei pezzi e ora penso che
il kit pesi un 10% in meno. Il passo successivo è stato prendere dei
disegni che avevo trovato in rete o mi aveva mandato qualche amico e
stamparne una copia in scala 1:72. La sovrapposizione dei pezzi del kit
Delta mi ha sorpreso, perché dalle premesse mi aspettavo di molto
peggio. Da quello che vedo, i principali difetti che mi sono saltati all'occhio sono: - lunghezza eccessiva della fusoliera (non risolvibile) - forma errata della parte inferiore del muso (parzialmente risolvibile) - forma degli stabilizzatori di coda (risolvibile) - lunghezza leggermente eccessiva delle ali (risolvibile) - forma dell'abitacolo totalmente errata (auguri a me) Ho iniziato con coraggio a forare gli scarichi, utilizzando gli
stessi strumenti di tortura che la mia amica dentista usa sul
sottoscritto le poche volte che riesce a mettermi le mani addosso. In
seguito ho iniziato con l'operazione dimagrimento, consistente
nell'assottigliamento della deriva e nella riduzione del "doppio mento". Sotto si nota la quantità di plastica avanzata dopo l'alleggerimento. La forma dell'apertura dell'abitacolo sembra tutto sommato corretta, ma la fusoliera sinistra è parecchio più spessa di quella destra e quindi ha necessitato di un'operazione di assottigliamento sia all'interno che all'esterno, come si vede dalla foto di sinistra. Nella foto di destra si vede invece che ho iniziato a preparare la zona posteriore della fusoliera, che dovrò stuccare per eliminare il radiatore, che non era presente nell'aereo del record. Ho dovuto mettere mano anche alla forma interna dell'abitacolo, perché nell'originale era molto più lineare di quella del kit. Nella foto a fianco ho sistemato la parte destra, mentre la sinistra è ancora in attesa di lavorazione. Fra una stuccatura e l'altra, nelle pause di asciugatura dell'ingente quantità di stucco, ho iniziato il lavoro di assottigliamento di tutte le superfici alari, che a occhio sembra abbiano uno spessore doppio rispetto al dovuto. Qui sotto forse si percepisce la differenza di spessore tra il piano di coda già lavorato e quello originale. Situazione simile anche per le ali, che ho dovuto assottigliare almeno nel bordo d'attacco e nel bordo d'uscita. Per la riproduzione degli interni mi baso sulle foto del soggetto esposto a Vigna di Valle. Mi limito alle parti che saranno parzialmente visibili dall'esterno. Ho
ristampato la tavola adattandola alle misure del kit (quindi in scala
leggermente maggiore) e purtroppo non posso che confermare che
l'abitacolo è decisamente più grande del dovuto. Ora però il problema è che avevo già lavorato sugli interni, che sono ovviamente proporzionati all'abitacolo sbagliato. L'errore
è tutto mio, perché, a suo tempo, mi ero accorto del problema e l'avevo
anche elencato nella lista delle criticità del modello. L'unico modo che mi sembra praticabile per ridurre la dimensione dell'abitacolo è incollare una strisciolina di sprue filata sul bordo. Successivamente stuccherò e proverò a lisciare il tutto. Passando al montaggio degli scarponi galleggianti, come prevedibile le due semi-stampate non combaciano e quindi ho dovuto eliminare i riscontri e trovare un compromesso nell'unione, aiutandomi con delle mollette. Nella foto di destra ho provato a montare a secco i radiatori sugli scarponi galleggianti e credo che il kit si commenti da solo ... imbarazzante. In realtà, le parti del kit che riproducono i radiatori mi servono solo per riempire il vuoto, perché per i radiatori utilizzerò le fotoincisioni che mi sono state date con il kit. Quindi stucco in grande quantità, seguito da lunga sessione di levigatura. Rispetto alla pessima qualità complessiva del kit, si distinguono delle istruzioni molto dettagliate per l'assemblaggio, che includono perfino uno schema in scala 1:72 per il montaggio corretto degli scarponi. Ho
fatto mille considerazioni se sia preferibile incollare i radiatori
prima o dopo dell'assemblaggio. Alla fine ho deciso di incollare almeno
quelli degli scarponi galleggianti, perché incollarli dopo il montaggio
sarebbe particolarmente scomodo. Certo questo comporterà di dover
prendere alcuni accorgimenti. Infatti non so se mascherarli prima di
dare il primer. Con molta pazienza e altrettanto lavoro di lima, ho assemblato la fusoliera con gli scarponi. Come si può notare dal punto di accoppiamento dei travi, servirà ancora tanto stucco. Passato alla lavorazione dei radiatori alari, ho levigato per bene la
superficie inferiore, che era ossidata e non permetteva nemmeno di
incollare le fotoincisioni con la ciano. Poi ho dovuto riprenderle
nelle forme, perché sono da adattare sia alla dimensione delle superfici
mobili, che altrimenti andrebbero a coprire parzialmente, sia nella
forma dell'ala, per far seguire correttamene la curvatura
dell'estremità. Comunque il rame della fotoincisione è molto facile da
lavorare. Successivamente, ho deciso di evidenziare un po' le
nervature e infine ho presagomato i pannelli, in modo che sia più facile
incollarli sull'ala. Per fare questo, mi sono inventato un sistema
empirico, appoggiando le fotoincisioni su una striscia di camera d'aria
(perché è morbida) e sagomandole facendo pressione prima con un cilindro
grosso e la parte finale con uno più fino. Qui sopra a destra il risultato alla fine della lavorazione. I lavori vanno molto a rilento, perché ogni singola parte mi richiede una montagna di tempo e non so quanto ancora ci vorrà per realizzare questo piccolo idrocorsa. Per fare un esempio, solo
per il piccolissimo canopy ho impiegato oltre 3 ore di tempo e 4
tentativi falliti prima di trovare la forma adeguata per chiudere
l'anfratto del pilota. Penso siamo tutti d'accordo che l'utilizzo del
"blindovetro" originale non era nemmeno da prendere in considerazione.
Essendo il vetro del kit spesso 3mm, significa che secondo loro nella
realtà aveva uno spessore di 21,6 cm !! Il lavoro di stuccatura e levigatura sembra infinito, ma finalmente è arrivato il momento di dare il primer. Come prevedibile, questo evidenzia tutti i difetti che non si notavano prima e quindi anche questo passaggio diventa un calvario con continue stuccature e levigature di fino. Dopo numerose nuove stuccature, necessarie anche per mitigare lo scalino creato dalle fotoincisioni dei radiatori sulla superficie alare, ho fatto una prima prova di rosso, almeno per accontentare un po' l'occhio e tirare su il morale. Dato che l'occhio non era per nulla contento del rosso corsa, ho deciso di impallidire il piccolo idrocorsa per poi stendere il rosso su una base che lo vivacizzi meglio. Ora l'occhio è più soddisfatto e il rosso sembra più corsaiolo di prima. Il colore che ho scelto è il Vallejo Italian Red addizionato con Future. Ecco come si presenta dopo aver tolto le mascherature ai radiatori. Come
spesso mi capita, quando prendo il ritmo e non vedo l'ora di vedere il
passo successivo, rischio di fare qualche disastro. In questo caso, nel
tentativo di allargare il forellino che dovrà ospitare il tirante
posteriore sinistro, mi è scappata via la punta e ho fatto uno "sbrego"
(termine trentino che meglio spiega il disastro) sul cofano, una delle
parti più visibili in assoluto (vedi foto a sinistra). Dopo
aver elencato il calendario dei santi (come da prassi in questi casi)
ho iniziato la stuccatura per riempire il solco profondo che ho creato (foto a destra). In questa foto si nota che nel frattempo
ho concluso l'operazione dei fori e iniziato a fare prove per verificare il passaggio dei
tiranti. Primerizzazione per verificare che tutto sia liscio (foto a sinistra). Poi ho dato il rosso, ma successivamente ho ricordato (meglio tardi che mai) che per avere lo stesso rosso del resto dovevo dare la base bianca, altrimenti mi troverei con due rossi diversi. Ora è il momento di risolvere il problema della riproduzione dei tiranti alari, che non erano dei cavi, ma avevano una forma piatta. Inizialmente, avevo pensato di accoppiare due spezzoni di fibra o sprue filata da unire poi con colla vinilica. Ma la prova non mi ha soddisfatto per qualità e precisione del risultato. Quindi, ho pensato a un'alternativa che è ancora più semplice. Ho preso un foglio A4 trasparente stampabile, di quelli che si usavano anni e anni fa per le presentazioni delle slide con il proiettore (ne ho ancora diversi). Lo spessore del foglio è 1 decimo di millimetro (ad esempio, la fibra ottica è addirittura il doppio). Ne ho ritagliata una strisciolina da 1 mm scarso et voilà: i tiranti fini e precisi sono fatti. È stato facile tenderli, perché, una volta incollati nel forellino di un galleggiante, è stato sufficiente tenderli e incollarli tesi mano a mano che procedevo nel giro fino all'altro galleggiante. Credevo di doverli tirare con la punta del cutter calda, ma per ora non ne hanno nemmeno bisogno. Gli altri tiranti interni sono in fibra ottica, perché sarebbe stato più scomodo con fili da tendere a posteriori. Dal vivo fanno un'impressione ancora migliore che in foto. Poi il piccolo idrocorsa ha preso la sua base lucida, alcuni dettagli, come gli anelli sulle punte e sulle code dei galleggianti e le parti color metallo che erano ben visibili nei punti di attacco dei tiranti. Ora ha anche ricevuto il lavaggio a olio, che domani pulirò. Sono felice di poter dichiarare concluso questo ormai annoso modello, che avevo iniziato nel lontano 2022 per partecipare alla Campagna Racers. Dopo la lunga pausa, mi ero posto il limite massimo del 2024 per la conclusione, visto che è la ricorrenza del 90° anniversario del record del Maresciallo Francesco Agello, che il 23 ottobre 1934 fece registrare a Desenzano del Garda la velocità di 709,209 Km/h, record mai più battuto da un idrovolante. Per l'ambientazione ho deciso di utilizzare la stessa basetta trasparente offerta del vecchio kit, come si usava una volta, con l'idrocorsa in posizione inclinata. Ecco qui il walkaround finale, dove si potranno notare tutti i difetti che non sono riuscito a evitare ... | ||
© Michele Raus | Club Modellismo Più Trentino
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